Piccolo traino, grandi prestazioni. È lo slogan che riempie di soddisfazione le piccole e medie imprese, quelle impegnate nel settore manifatturiero. Sono loro infatti le protagoniste indiscusse della ripresa. Battono i grandi gruppi e sorprendono per le capacità di crescita e qualità. “Il sistema manifatturiero italiano sta spronando la ripresa”, sottolinea il professor Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison, che disaggregando i dati Istat sull’andamento del prodotto interno lordo, indica le ragioni di questo balzo. “Si tratta di una ripresa”, rilancia con orgoglio la Confederazione nazionale degli artigiani, “dopo che il sistema manifatturiero ha retto bene perfino alla crisi innescata dalla pandemia. Preservando significative quote di mercato. E confermandosi per il nostro Paese un patrimonio prezioso, da tutelare. Patrimonio che, al contrario della vulgata comune, è formato nella stragrande maggioranza da imprese artigiane, micro e piccole”.“Ragion per cui diventa inderogabile tarare le future misure di politica industriale, spesso invece pensate ‘a taglia unica’ su misura delle grandi”, commenta la Cna.
La presenza di piccole e piccolissime imprese è preponderante in tutti gli ambiti produttivi del comparto: dai campi più tradizionali, a spiccata vocazione artigiana, a quelli caratterizzati dai processi produttivi maggiormente complessi.
Tra le grandi economie dei 27 Paesi membri dell’Unione europea, l’Italia presenta la struttura produttiva più estesa e diffusa. Solo limitatamente al segmento delle grandi imprese (oltre 250 addetti) il nostro Paese ne conta un numero più basso o uguale rispetto alla Germania e alla Francia. Dal punto di vista occupazionale, invece, le grandi imprese assorbono il 60,5% degli addetti in Germania, il 60% circa in Francia e il 27,2% nel nostro Paese.
Sul podio da vincitori Il secondo posto europeo dell’Italia per fatturato manifatturiero dimostra, fa presente la Cna, “come un sistema produttivo frammentato, quale l’italiano, non rappresenti necessariamente un ostacolo per competere con successo a livello internazionale”.
Nel 2018 il valore aggiunto italiano, pari a 246,9 miliardi, ha superato quello francese, di poco superiore ai 241 miliardi. Per merito, soprattutto, delle piccole imprese. Viceversa, il valore aggiunto creato dalle imprese italiane fino a 50 addetti ha più che doppiato quello realizzato in Francia dalle imprese con la stessa dimensione occupazionale.
Garantiscono migliori prestazioni alcuni settori tradizionali del Made in Italy come: alimentari, bevande, tessile, moda; nei quali è maggiore la presenza di imprese minori per dimensione.
I settori nei quali è maggiormente radicata la presenza delle piccole e medie imprese sono in particolare l’alimentare, il tessile, l’abbigliamento, la pelletteria, la metallurgia, la meccanica