La storia di “aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in piú” ha molto piú senso di quanto si possa immaginare. Non si tratta solo di un musical di chiara fama ma, a ben vedere, di qualcosa in piú.
A dircelo sono alcuni ricercatori di Harvard che sembrano aver messo un punto fermo: non sono denaro e fama a fare la felicitá, quanto piuttosto il senso di appartenenza a guidare il nostro benessere.
STARE INSIEME PER VIVERE MEGLIO
Tuttavia, appartenere non basta. Chi appartiene vuole dire la sua, far sentire la propria voce, vuole incidere. In altri termini, è l’opportunitá individuale la chiave che dá significato al nostro senso di appartenenza.
Niente di nuovo, pare, dall’animale sociale di Aristotele, la connessione sociale come motore immobile della nostra natura e quindi del nostro stare bene.
Insomma, “fratelli tutti” perché la solitudine uccide, “È potente come fumare o alcolismo,” conferma Robert Waldinger, direttore dello studio, psichiatra del Massachusetts General Hospital e professore di psichiatria alla Harvard Medical School.
Infatti, con il suo team ha scoperto che coloro che hanno avuto nel corso della propria esistenza un forte sostegno sociale hanno poi sperimentato meno deterioramento mentale man mano che invecchiavano e, piú in generale che, le persone che erano le più soddisfatte nelle proprie relazioni all’età di 50 anni erano le più sane all’età di 80 anni.A parole sue, “la chiave per un invecchiamento sano sono le relazioni, le relazioni, le relazioni.” Ecco perchè questa storia è importante. Ci dice che abbiamo bisogno di stare insieme per vivere meglio.
UN NUOVO CONTRATTO SOCIALE PER UNA CRESCITA INCLUSIVA
Spostando il ragionamento da un livello micro a un livello macro, il tema che non può sfuggire di mano è quello dell’inclusione. Se stare insieme significa stare bene, è da qui che bisogna ripartire per costruire una societá inclusiva per cominciare a vivere meglio, sopratutto dopo una pandemia.
Peraltro, come ha sottolineato l’OCSE, le disuguaglianze sociali hanno un forte impatto sulla possibilitá di crescita di una societá. A una conclusione simile è giunto anche il Fondo Monetario Internazionale secondo cui le disuguaglianze minano alla base la crescita economica anche quando i meccanismi redistributivi sono controllati. Peraltro queste distorisioni si auto-rafforzano.
In fondo, e da un’altra prospettiva, l’ex governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, nel suo ultimo libro, Values(s). Building a better world for all, ci ricorda che il senso di comunitá è una determinante critica per il nostro benessere perché dentro c’è tutto: benessere fisico e mentale, qualitá delle relazioni umane e del clima sociale piú in generale.