Più ci sono giovani imprenditori più il futuro sarà garantito. Lo sostiene la Confcommercio con il presidente Carlo Sangalli che commenta l’analisi dell’Ufficio Studi su giovani e lavoro negli ultimi vent’anni.
“Il sostegno alle imprese giovanili rende più diffusa, robusta e duratura la crescita economica”, dice Sangalli, “per questo è fondamentale utilizzare al meglio le risorse del Piano nazionale di Rinascita destinate ai giovani soprattutto per quanto riguarda formazione, incentivi e semplificazioni burocratiche”. “Favorire nel
nostro Paese l’imprenditoria giovanile”, sollecita il presidente della Confcommercio, “è la risposta più efficace alle sfide della competizione internazionale e della globalizzazione”.
LO STUDIO
C’è stato un mondo prima del Covid e ce ne sarà uno dopo. Questo il presupposto della ricerca con dati economici e analisi sociologiche che assumono connotati completamente diversi influenzati in maniera decisiva dagli effetti della pandemia. “In Italia però c’è una situazione”, si legge nella ricerca, “che già prima dell’avvento del coronavirus, presentava delle negatività quasi “storiche”: la disoccupazione e la marginalizzazione delle giovani generazioni. L’Ufficio Studi Confcommercio ha fatto un’analisi sul tema prendendo in considerazione il periodo che va dal 2000 al 2019: “Le giovani generazioni in Italia
prima della pandemia”.
NON SI CERCA LAVORO
Tra il 2000 e il 2019 i giovani occupati nella fascia d’età 15-34 anni sono diminuiti di 2 milioni e mezzo. “Nello stesso periodo”, spiega l’Ufficio studi, “è aumentata la quota di giovani che non lavorano e non
cercano un’occupazione (dal 40% al 50%); ma anche per chi l’impiego ce l’ha, le cose non vanno meglio: tra il 2004-2019, si riducono di oltre un quarto i giovani lavoratori dipendenti e risultano più che dimezzati
gli indipendenti”.
GIOVANI IN FUGA
Insieme alla sparizione di 156mila imprese giovanili e alla “scomparsa” di 345mila giovani espatriati negli ultimi 10 anni, “fa capire bene”, osserva l’Ufficio studi, “quanto pesino nel nostro Paese gli ostacoli
per i giovani all’iniziativa imprenditoriale”. Del resto, secondo la Confederazione, “anche per chi si appresta ad entrare nel mercato del lavoro, le prospettive di guadagno non sono affatto rosee”.
IL CROLLO
Se si considera che, tra il 1997 e il 2016, il reddito d’ingresso per i giovani lavoratori fino a 30 anni è calato del 7,5% per i dipendenti e ha registrato un crollo del 41% per gli indipendenti (imprenditori, lavoratori autonomi, liberi professionisti); un quadro sconfortante confermato, purtroppo anche dall’analisi comparativa con altri paesi: negli ultimi 20 anni in Germania i giovani occupati sono diminuiti 10
volte di meno (-235mila contro 2,5 mln).
IL DECLINO
“È evidente che la questione demografica e quella giovanile”, conclude l’Ufficio studi della Confcommercio, “rischiano di indirizzare il Paese verso un sempre più marcato declino e non è un caso che ogni anno, in
Italia, ci sono 245mila ricerche di lavoro insoddisfatte da parte delle imprese”.