venerdì, 22 Novembre, 2024
Attualità

I cyberattacchi della Cina agli Stati Uniti riguardano anche noi

Recentemente, gli Stati Uniti, appoggiati dagli alleati NATO, hanno accusato la Cina di supportare bande criminali impegnate nel porre in essere attacchi cibernetici in giro per il mondo, tra cui spicca quello condotto alcuni mesi fa ai danni ai server di Microsoft Exchange. Secondo le analisi, i cyber criminali sarebbero riusciti a sfruttare alcune vulnerabilità che avrebbero permesso loro di accedere a diversi account, acquisendo così il contenuto di molte email, alcune contenenti anche informazioni sensibili.  

 

Il Presidente Biden, nel corso di una conferenza stampa alla Casa Bianca, ha lanciato un duro attacco al governo cinese sostenendo che lo stesso abbia preso parte, sebbene indirettamente, ai recenti attacchi condotti contro il colosso di Redmond. L’accusa giunge a seguito delle indagini effettuate dalla Cybersecurity & Infrastructure Security Agency, dall’FBI e dalla NSA, le quali avrebbero osservato attività sponsorizzate da Pechino, sempre più sofisticate, orientate al personale e alle organizzazioni riconducibili alle infrastrutture critiche, politiche, economiche, militari, educative degli Stati Uniti. Inoltre, sulla base di tali risultanze, il Dipartimento di Giustizia ha incriminato quattro cybercriminali cinesi del gruppo APT40 con l’accusa di attività informatiche dannose. E’ stato affermato che i quattro sospetti, ritenuti parte di un gruppo molto più grande, avessero creato una società denominata Hainan Xiandun Technology Development Co. Ltd., la quale avrebbe rappresentato una copertura per le loro campagne di hacking fin dal 2011.

Gli investigatori statunitensi ritengono che la società operava sotto la supervisione diretta del Dipartimento per la sicurezza dello Stato di Hainan (HSSD), il braccio provinciale del Ministero della sicurezza dello Stato cinese (MSS). Dalle indagini è emerso che queste attività avrebbero portato al furto di dati, di proprietà di aziende ed organizzazioni, sia negli Stati Uniti che all’estero, nonché di governi stranieri. Queste sarebbero state particolarmente utili dal punto di vista economico per le aziende cinesi, in quanto avrebbero consentito di ridurre enormemente i lunghi ed impegnativi processi di ricerca e sviluppo.

La Cina, naturalmente, ha risposto alle accuse avanzate dagli Stati Uniti attraverso due note diffuse dalle ambasciate cinesi in Australia e Nuova Zelanda attraverso le quali ha etichettato le insinuazioni mosse nei suoi confronti come “infondate e irresponsabili”, accusando Washington di essere “il campione mondiale degli attacchi informatici dannosi“.

Come è ormai evidente, infatti, Stati Uniti, Cina e Russia rappresentano le tre potenze  attualmente impegnate in un confronto trasversale che interessa tutti i settori di rilevanza strategica di un Paese: economico, politico, militare, scientifico, industriale, informativo. Il confronto, che in realtà coinvolge tutti gli Stati occidentali, compresa l’Italia, si gioca all’interno del dominio cyber il quale rappresenta l’ambiente operativo più idoneo per porre in essere le azioni necessarie a perseguire i propri obiettivi strategici. Il nostro Paese, come la maggior parte degli Stati occidentali, è attore all’interno di questo scenario di conflittualità definita come ibrida. La multidimensionalità della minaccia impone di approcciare il tema della tutela degli interessi nazionali in modo aperto e trasversale, rafforzando le alleanze con i partner strategici.

E’ finito il tempo in cui quello che succedeva dall’altra parte dell’Oceano poteva anche non interessarci.

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