Il leader di Italia Viva alza un muro tra il suo partito e le due forze di destra. Ipotizza un rimescolamento ma non indica da che parte starà. Controcorrente e sempre in movimento, ma per andare dove? Tre opzioni: far parte di una coalizione con Calenda e +Europa; diventare il vero erede di Berlusconi; ipotizzare una discesa in campo di Draghi ed esserne il vero mentore politico.
Se Renzi fosse membro di un’orchestra non gli piacerebbe essere né il direttore né il primo violino. Sarebbe un solista, creativo, ingovernabile, virtuosista, imprevedibile, di quelli che spaccano la platea in due (chi lo adora e chi non lo sopporta) e fanno saltare i nervi al direttore di turno e al resto degli orchestrali.
La sua intelligenza politica è fuori dal comune, al pari della sua determinazione a non giocare con schemi fissi. Qualità tipiche di un grande tattico. Ma cercare una strategia nelle sue mosse è impresa ardua, forse inutile.
A Renzi piacciono le guerre lampo, quelle fatte di blitz improvvisi che scompaginano le previsioni dei generali avversari. Vinta una battaglia si concede poca tregua e subito ne ipotizza un’altra. In fondo la politica italiana è così priva di fantasia che buttare continui sassi nello stagno è perfino divertente.
Moto perpetuo
Negli ultimi due anni Renzi ha convinto il Pd ad allearsi con i 5S ,per non assecondare il piano di Salvini di fare l’en plein alle elezioni anticipate. Ottenuto il risultato, invece di cantare vittoria come vero leader del Pd, ha sbattuto la porta e si è creato il suo partito di fedelissimi. Obiettivo? conquistare il 10% proveniente dai delusi della sinistra tradizionale e dallo sfarinamento del berlusconismo al tramonto. Un giorno si e l’altro pure(salvo i mesi più neri della pandemia) Renzi ha picconato il Governo Conte che proprio lui aveva fatto nascere.
Voleva far esplodere le difficoltà nei rapporti tra Pd e 5S. Ma nei sondaggi non è mai andato, per ora, oltre il 2,8%.
La destra rimessa in gioco
E allora Renzi ha puntato tutto sul governo Draghi, rimettendo così in pista Salvini e dando a Meloni il monopolio dell’opposizione. Poteva costringere Conte a delegare a Draghi tutto il Pnrr, con la vecchia maggioranza di centro sinistra, che avrebbe potuto incassare vantaggi elettorali notevoli dalla ripresa post-pandemia.
E invece è la destra che ora può trarre un doppio beneficio: con Salvini si attribuisce i meriti del buongoverno di Draghi, con Meloni intercetta i malumori che anche il miglior governo inevitabilmente suscita. In pratica i due partiti di destra si rafforzano entrambi durante il Governo Draghi . Non era certo questo il sogno di Renzi, ma sta succedendo. Il Salvini del Papeete sbeffeggiato da Renzi ,per merito di Renzi ora può atteggiarsi come la principale forza che sostiene Draghi. Un autogol? Renzi non se ne preoccupa. Lui vuol essere al centro delle partite.
Le prossime mosse
La prossima sarà quella del Quirinale e lui tratta con tutti. Non gli è riuscito né di mandare ai giardinetti Conte né di separare Pd dai 5Stelle. Anzi. Conte è leader di un partito che sta intorno al 16-18% e ha un asse di ferro con Letta Renzi si è rotto i ponti a sinistra ; ha detto no alle destre. Che spazio gli rimane? Una qualche area centrale tutta da inventare? La fantasia non gli manca.
I pop corn neanche.