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Lasorella: troppo fragile l’industria culturale italiana

martedì, 27 Luglio 2021
1 minuto di lettura

Il passaggio all’era digitale deve avvenire in modo sereno, equo e, per quanto possibile, non traumatico. È l’impegno dell’Agcom. Il presidente, Giacomo Lasorella si è detto anche conscio della grande responsabilità che l’Authority ha davanti a sé nell’accompagnare il Paese verso la transizione digitale.

Una trasformazione che deve concretizzarsi nella possibilità di garantire al cittadino “comunicazioni veloci, reti efficienti, pacchi consegnati in tempi giusti, una informazione e un intrattenimento offerti a prezzi equi e nel rispetto del pluralismo e dei valori della Costituzione, oltre ad una rete internet che costituisca un luogo di scambi e di relazioni improntato alla libertà e al rispetto dei diritti”.

 

Persistono le differenze tra Nord e Sud

Il digital divide, ossia il divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione e chi ne è escluso, però, ancora esiste in Italia, anche se Agcom vede un rapido cambiamento in corso. “Sussistono ancora differenze molto significative tra i diversi territori del Paese e, in particolare, tra Centro Nord e Sud e, come si usava dire, tra città e campagna – ha riconosciuto Lasorella -. Pur tuttavia, gli ingenti investimenti pubblici e privati attualmente in campo ed un contesto di concorrenza crescente nei mercati dei servizi di accesso alla rete fissa lasciano intravedere una situazione infrastrutturale in forte evoluzione”. Attualmente la copertura del territorio nazionale, per quanto riguarda la fibra ottica, risulta pari al 33,7% delle famiglie italiane, in crescita rispetto al 30% del 2019.Guardando all’attuale situazione della diffusione dei servizi a banda larga sul territorio italiano, a fine 2020 gli accessi broadband e ultra broadband, residenziali e affari, hanno superato 18,1 milioni di unità, pari ad un rapporto di 30,4 linee ogni 100 abitanti.

 

Nel 2020 Internet protagonista, in crisi l’informazione sui media

La rete internet “è stata la grande protagonista dell’anno appena trascorso: un anno di pandemia in cui l’uso della rete si è ampliato e intensificato”, si legge nel Rapporto Agcom.  A preoccupare, invece, è il mercato dei media. Secondo Lasorella ‘’in Italia l’effetto più evidente è quello dell’indebolimento dell’industria italiana dei media, il cui valore economico è in calo da oltre un decennio. Ciò conferma non solo la fragilità della nostra industria culturale, ma segnala probabilmente anche un vuoto di politica industriale da colmare in un settore che gode di grande prestigio nel mondo quanto a sapienza tecnica e qualità dei contenuti”. La stampa tradizionale, infatti, sembrerebbe non aver beneficiato particolarmente della accresciuta domanda di informazione dovuta alla crisi pandemica. Nel secondo trimestre 2020, solo il 17,6% degli italiani ha scelto in media di informarsi sui quotidiani, un trend negativo che accomuna tutta l’Unione europea. ‘Nell’editoria quotidiana, l’Autorità ha censito 105 testate, per un valore complessivo di 1.103.826.466 copie, -13,4% rispetto al 2019.

Cristina Calzecchi Onesti

Giornalista ed esperta di comunicazione aziendale. Dopo esperienze in tutta la comunicazione, dagli uffici stampa alle Relazioni esterne, ai Rapporti istituzionali, per quasi dieci è stata assistente parlamentare, portavoce e spin doctor alla Camera e al Senato. Da sempre si occupa di politica, sociale, diritti civili e ambiente.

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