Per individuare una “retribuzione giusta” il Ministro del Lavoro Nunzia Catalfo sta spingendo sull’approvazione del salario minimo. Nel precedente Governo Conte I i Pentastellati avevano presentato un disegno di legge al Senato n. 658 che aveva come prima firmataria l’attuale Ministro del Lavoro; anche gli attuali compagni di Governo avevano presentato un disegno di legge n. 1132 che aveva come primo firmatario Tommaso Nannicini.
Il tema sulla giusta retribuzione nell’ultimo decennio è stato oggetto di diverse proposte anche in merito alla riforma delle relazioni sindacali. È opportuno far notare al Ministro Catalfo che l’istituzione del salario minimo nel sistema del Diritto del Lavoro italiano prevede anche una riforma delle relazioni sindacali.
Il movimento 5 stelle nel suo disegno di legge sul salario minimo all’art. 3 aveva mutuato l’accordo del 10 gennaio 2014 tra Confindustria, CGIL, CISL e UIL come regolamento delle nuove relazioni sindacali in Italia.
Oggi lo scenario delle relazioni sindacali in Italia è molto diverso rispetto a quello del 2014 in quanto anche la composizione del CNEL è variata. Nel CNEL infatti, con l’ultimo rinnovo, sono entrate nuove organizzazioni sindacali che sono state legittimate come maggiormente rappresentative.
Prima di discutere sull’introduzione del salario minimo sarebbe opportuno rivedere le regole della contrattazione collettiva in Italia prendendo spunto dal sistema francese dove lo Stato ha dettato le regole e ha introdotto i criteri per individuare le organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro maggiormente rappresentative.