lunedì, 25 Novembre, 2024
Lavoro

Orlando convoca i sindacati. Pensioni ma anche lavoro e ammortizzatori sociali

Si riaccende il dibattito sulle pensioni con i partiti che provano a trovare una sintesi e i sindacati pronti a dare battaglia.
Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha convocato per martedì 27 luglio Cgil, Cisl e Uil che legano la questione previdenziale al problema del lavoro, dei licenziamenti e della riforma degli ammortizzatori sociali.

 

Quota 41

Una parte della maggioranza punta alla flessibilità in uscita a 62 anni con Quota 41. Ma c’è anche chi frena, perché le scelte generose di oggi saranno pagate dalle prossime generazioni. Il Mef rimane cauto. Il 31 dicembre ci sarà l’addio a Quota 100, e dal primo gennaio 2022 si ritornerà alla legge Fornero, ossia pensione a 67 anni. Una soluzione avversata da buona parte dei partiti dai 5S alla Lega, dal Pd a F.d’I. L’Inps si è portata avanti nell’indicare soluzioni alternative con nuovi meccanismi di flessibilità in uscita. I costi però vanno tenuti sotto controllo perché oltre alla cautela del Mef rimane il rischio di una bocciatura di Bruxelles che vigila sui costi della riforma italiana.

 

Previdenza e ammortizzatori

I sindacati e il M5S dopo un loro recente incontro, spingono per una riforma organica della previdenza, insistono per incrementare nuove forme di uscita dal lavoro, al punto che gli scivoli possano diventare una sorta di ammortizzatori sociali per quanti superati i 60 anni si ritrovano senza lavoro e occasioni di reimpiego.

Per ora si studiano le possibili soluzioni e in questo contesto è stata richiamata a dare consigli l’ex ministro Fornero Un primo terreno di intesa comunque c’è con il creare percorsi agevolati per i lavoratori impegnati in attività pesanti e usuranti, e l’estensione dell’Ape sociale.

 

La convocazione

La prossima settimana con l’inizio del confronto tra governo e sindacati si saprà anche cosa l’esecutivo vorrà fare.

Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ha convocato i sindacati ben sapendo che per Cgil, Cisl e Uil il tema pensioni è legato al problema lavoro, licenziamenti e ammortizzatori sociali. Il nodo delle tutele dopo la fine del blocco dei licenziamenti, infatti condizionerà il resto, ma con un presupposto: la riforma non può pesare oltre sulle future generazioni. È un ulteriore problema che pone la riforma previdenziale per non generare ulteriori discriminazioni tra generazioni.

 

Soluzioni e costi

L’equilibrio dei costi diventerà l’argomento centrale della riforma. Secondo i calcoli dell’Inps, Quota 41 ha un costo di oltre 4,3 miliardi il primo anno che continuerebbe a salire fino a superare i 9,2 miliardi il decimo anno. Una nuova idea è quella che prevede la possibilità di uscita per tutti con 64 anni d’età e 36 di contribuzione e l’assegno tutto “contributivo” o, in alternativa, con 64 anni d’età, 20 di contributi e un importo minimo del trattamento di almeno 2,8 volte l’assegno sociale. In questo caso la spesa lieviterebbe di 1,2 miliardi il primo anno, con un picco di 4,7 miliardi il sesto anno. Secondo i calcoli dell’Inps, pertanto, l’opzione meno costosa sarebbe quella della possibilità di anticipo a 63 anni della sola quota contributiva, così come spiegata e sollecitata dal presidente Tridico.

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