Conclusa, con un compromesso e dopo l’ultimatum di Conte, la tre giorni di incontri e di scontri della maggioranza per la nomina dei viceministri e dei sottosegretari, il governo ha completato la sua struttura e può quindi affrontare una serie di nodi, a cominciare dalla nuova manovra economica.
Per questo appuntamento, centrale per il futuro, sarà decisivo il rapporto con l’Unione Europea e quindi, con la nuova commissione dell’Ue, presieduta da Ursula Van Der Leyen.
In questa chiave vanno visti sia i primi impegni del nuovo Ministro delle economia, che gode di un buon credito a Bruxelles dove per anni si è occupato proprio dei problemi delle finanze comunitarie, sia del Presidente del Consiglio e sia di Gentiloni quale nuovo commissario all’economia nell’esecutivo comunitario che si insedierà ad ottobre.
Il clima diverso, più collaborativo che si respira nella capitale comunitaria, non deve ne può però in generare l’illusione che vi siano stati spazi aperti e illimitati per le misure che il nostro paese intenderà proporre, né che Gualtieri e Gentiloni possano disporre di un credito illimitato.
Sarà forse possibile spuntare una maggiore disponibilità sul fronte delle percentuale di indebitamento, ma sarà comunque problematico e difficile pensare di poter tenere insieme la cancellazione dell’iva con l’eredità del primo governo Conte, dove spiccano le misure, ritenute da molti clientelari o assistenziali, come reddito di cittadinanza e quota 100, per non parlare dell’adozione della cosiddetta tassa piatta, la flat tax sulla quale puntava invece molto la Lega.
Sia reddito di cittadinanza che quota 100 in materia di regime pensionistico andrebbero profondamente rivisti, spostando l’asse della manovra economica sulla riduzione del cuneo fiscale, un sistema di incentivi alle imprese, che dimostrino capacità di modernizzazione e di competizione, un quadro sistemico di interventi nel mezzogiorno, del quale si parla da anni senza combinare nulla di significativo.
Su questi punti come su quello della permanenza dello scandalo della dispersione dei fondi comunitari in varie regioni, l’opposizione potrà formulare proposte incidenti e alternative, evitando però di indebolire ulteriormente la sua area moderata con fughe e scissioni che non sembrano avere molto futuro.