Settimana cruciale per il tema pensioni. A rilanciare ipotesi e proposte – le uniche finora – che sono state presentate come base per discutere sono quelle del presidente Inps Pasquale Tridico. Prima questione il 31 dicembre finirà Quota 100, e se non ci saranno riforme si tornerà alla tanto discussa e criticata Legge Fornero.
PROPOSTA TRIDICO
Per il presidente Inps invece, sarebbe possibile introdurre un sistema che permetterebbe ai lavoratori di andare in pensione a 63 anni, anche se con un importo ridotto. È il sistema a scaglioni che però per sindacati va ridiscusso. In pratica chi decide di beneficiare in anticipo dell’assegno previdenziale dovrà accettare una decurtazione della cifra – fino al raggiungere l’età per quella di vecchiaia – il lavoratore avrà per la prima parte quanto ha maturato con i suoi versamenti e quindi la pensione con il metodo contributivo. È la cifra
sarà di importo a quanto versato.
Poi l’assegno sarà ricalcolato e aggiornato, quando arriverà ai 67 anni. L’importo allora cambierà con il passaggio ad un nuovo sistema di calcolo, ovvero quello che permette di calcolare la pensione di
vecchiaia.
DUE METODI DI CALCIO
L’iniziativa di Tridico, se superati alcuni rilievi mossi dai sindacati che giudicano penalizzanti per i lavoratori gli importi per il periodo dei quattro anni, dai 63 ai 67, non hanno tuttavia chiuso all’ipotesi. D’altronde già oggi ci sono metodi di calcolo diversi e disuguali, con la pensione ottenuta con il metodo contributivo e
quello di pensione di vecchiaia.
Il calcolo contributivo è stato introdotto con la Riforma delle Pensioni del 2011. “Secondo questo sistema” spiegano gli analisti finanziari, “l’ammontare della pensione è definito in base ai contributi versati, seguendo il principio ‘più versi, più avrai’. Con il sistema contributivo infatti, l’importo della pensione viene determinato dalla somma dei contributi accumulati e rivalutati durante la vita lavorativa”. Alla fine del ciclo lavorativo
più elevata è l’età, più alta sarà la pensione.
DIBATTITO APERTO
Nei prossimi giorni inizierà il confronto. Si dovranno rivedere alcuni parametri.
La pensione di vecchiaia, infatti, è una prestazione vitalizia di natura economica e previdenziale, erogata a chi ha raggiunto il limite massimo d’età (attualmente pari a 67 anni) congiuntamente a una determinata anzianità contributiva. “I requisiti di accesso”, osservano infine gli analisti, “variano a seconda del sistema di
calcolo con cui il trattamento verrà liquidato, ma anche dalla data di inizio attività, dal tipo di lavoro svolto”. Inoltre ad influenzare l’assegno sono le norme in vigore al momento di uscita dal lavoro. O dagli incentivi che sono concessi dagli enti e imprese dove è stato prestato servizio.