Non c’è pace nel Movimento. Mentre cerca di evitare la scissione deve fare marcia indietro sulla riforma Bonafede considerata una bandiera identitaria. Un’occasione favorevole per Conte che così compatta intorno a sé i critici all’ala governista che fa capo a Di Maio.In questo modo l’ex presidente del Consiglio guadagna punti nei confronti di Grillo.
L’ex presidente del Consiglio aveva proposto l’astensione. Essa avrebbe consentito ai 5 Stelle di non mettersi di traverso contro il Governo, salvando la faccia. Ma Draghi ha voluto l’unanimità su una riforma chiave per l’accesso ai fondi europei. E alla fine i ministri 5 Stelle hanno accettato.
Conte ha detto chiaramente che l’accordo raggiunto sulla riforma Cartabia non gli piace. Si è espresso col piglio più del giurista che del politico evitando i toni aspri usati da Di Battista. E’ stato abile a pronunciarsi in modo molto critico giocando d’anticipo sul Garante, sconfessando, di fatto la decisione di Di Maio di passare dall’astensione al voto favorevole. Fino a quando su questo tema così delicato Grillo potrà tacere? Tra i parlamentari pentastellati c’è già chi annuncia le barricate durante l’iter della riforma Cartabia.
Il Movimento arriva a questo passaggio nelle peggiori condizioni: senza un leader riconosciuto e forte ,dilaniato da un dissidio interno di cui non si vede l’esito finale, senza una linea politica chiara, in imbarazzo verso il Governo Draghi che sa di non poter far cadere, ma dal quale subisce lo smantellamento di tante decisioni adottate negli ultimi 3 anni.
Quella che viene percepita come una netta sconfitta sulla giustizia è l’ultimo atto di un arretramento del Movimento rispetto alle posizioni su cui aveva costruito il suo trionfo elettorale. E non è finita. Per quanto i 5 Stelle possano battersi contro la riforma Cartabia, dovranno alla fine piegarsi alla logica della maggioranza,.Draghi potrebbe ricorrere al voto di fiducia sul provvedimento, perché esso è stato approvato all’unanimità dal Consiglio dei Ministri. E i 5 stelle dovrebbero comunque votare la fiducia, pena la loro uscita dalla maggioranza.
In attesa di sapere come finirà il lunghissimo braccio di ferro tra Conte e Grillo ci si chiede se l’ex presidente del Consiglio sceglierà di vestire i panni del difensore dell’identità del Movimento segnando una presa di distanza rispetto ad alcune scelte del Governo o se invece vorrà approfittare di queste difficoltà per far capire che è ora di chiudere una pagina della storia del Movimento, e di riscrivere integralmente il programma dei 5 stelle su basi credibili e no0n velleitarie.