La Cina è pronta a trarre i maggiori benefici dalle dirompenti neuro tecnologie, come brain-computer-interfaces (BCI) per uso sia civile che militare. Gli Stati Uniti devono prepararsi ad utilizzare queste tecnologie in contesti operativi futuri.
Nell’ultimo decennio, sette attori internazionali, tra cui USA e la Cina, hanno lanciato “Brain Projects” o “Brain Initiatives”. L’iniziativa degli Stati Uniti BRAIN, iniziata nel 2013 sotto l’amministrazione Obama prevede investimenti per 6 miliardi di dollari per l’anno 2025. Il China Brain Project annunciato, nel 2016, ha un finanziamento di 1 miliardo di dollari entro il 2030.
I risultati di queste iniziative non solo miglioreranno la nostra comprensione del cervello, ma faciliteranno anche nuove neuro-tecnologie che avranno implicazioni di vasta portata per la società, la sanità pubblica e la sicurezza nazionale.
Gli obiettivi principali della U.S. BRAIN Initiative riguardano solo la comprensione del cervello e il miglioramento del trattamento dei disturbi cerebrali e si concentrano sullo sviluppo di tecnologie che consentono la ricerca di base e applicazioni cliniche. Il China Brain Project pone la stessa enfasi sulle applicazioni cliniche e non cliniche ma enfatizza l’integrazione tra cervello e intelligenza artificiale. Un maggiore allineamento tra la strategia nazionale per la ricerca sulle neuroscienze articolata dalle iniziative sul cervello e l’enfasi della difesa sullo sviluppo della neuro-tecnologia consentirà probabilmente un’adozione più rapida della BCI per l’uso militare in Cina.
In Cina meno privacy e resistenze socioculturali alle BCI
A differenza degli americani, i cinesi sono in gran parte favorevoli all’uso governativo dei big data. La privacy dei dati e l’anonimato, invece, sono molto più importanti per gli americani. Inoltre, la Cina, può imporre l’uso delle tecnologie BCI sia nel settore civile che in quello militare. Ci sono già rapporti dei media sull’ utilizzo obbligatorio di BCI da parte di aziende in Cina mentre non ci sono stati casi simili negli Stati Uniti. Sia gli Usa che la Cina hanno sperimentato auricolari EEG (elettroencefalografia) non invasivi in grado di leggere l’attività cerebrale, utilizzati in ambiti scolastici, di solito negli studi pilota per dispositivi progettati per misurare la concentrazione e l’attenzione. Le società statali cinesi che gestiscono centrali elettriche e treni hanno segnalato l’uso di questo stesso tipo di cuffie per monitorare l’attenzione dei lavoratori o lo stato di sonno/veglia. Quest’utilizzo è pubblicizzato anche da aziende che operano negli Stati Uniti, ma non esistono segnalazioni di un obbligo di utilizzo.
L’efficacia di questi auricolari è probabilmente bassa a causa delle difficoltà nell’interpretare l’attività cerebrale raccolta attraverso l’EEG, ma le aziende statali cinesi hanno maggiori probabilità di utilizzare questi tipi di dispositivi per monitorare i lavoratori.
Futuro a due facce delle neuro-tecnologie
Le neuro-tecnologie hanno un incredibile potenziale per migliorare la qualità della vita delle persone che soffrono di deficit sensoriali, motori o altri deficit clinici. Ma possono sconvolgere radicalmente i sistemi sociali e gli ambienti operativi futuri. Il vantaggio generale di R&S degli Stati Uniti si sta erodendo e la Cina cerca di rafforzare la sua competizione con gli Stati Uniti su R&S entro il prossimo decennio.
È importante ora per gli Usa. considerare le implicazioni etiche, legali e sociali (ELSI) dell’uso di BCI e prendere l’iniziativa nella definizione di norme per il loro utilizzo sia in contesti civili che militari. Inoltre, gli Stati Uniti possono sfruttare il loro attuale vantaggio di ricerca e sviluppo per il potenziamento di BCI se riescono ad abbassare le barriere socioculturali all’adozione e contrastare la sfiducia verso queste tecnologie In ogni caso gli Stati Uniti devono essere pronti all’utilizzo dei BCI nei futuri ambienti operativi da parte di potenze concorrenti di pari livello e consapevoli che i BCI sono potenzialmente distruttivi in contesti civili.
(traduzione a cura di Sofia Mazzei)