Anche se l’amministrazione Trump non ha ancora deciso con precisione la velocità, i tempi o i termini del ritiro dall’Afghanistan, non vi è dubbio che questo sia l’obiettivo finale. L’amministrazione sta negoziando i dettagli con i talebani afgani, il gruppo che controllava il paese e ospitava al-Qaida prima dei suoi attacchi contro gli Stati Uniti nel 2001. I colloqui potrebbero aver subito una battuta d’arresto, o almeno una pausa, data la cancellazione da parte del Presidente Trump di un incontro segreto tra talebani e rappresentanti del Governo Afgano fissato a Camp David. È comunque tempo di chiedersi che cosa significhi un ritiro degli Stati Uniti dal territorio afgano, perché sia importante e se possiamo avere fiducia negli impegni assunti dai talebani.
Dall’11 settembre, i livelli delle truppe statunitensi in Afghanistan hanno oscillato da un massimo di 100.000 nel 2011 a circa 14.000 oggi. Fino al 2014, facevano parte di una missione NATO che al suo apice aveva 130.000 soldati provenienti da 50 Paesi; Nello stesso anno la NATO ha variato la tipologia della missione trasformandola da missione di combattimento a un mandato di “addestramento, equipaggiamento e consulenza”. Naturalmente l’obiettivo era trasferire la responsabilità alle forze di sicurezza afghane. Il contingente statunitense rappresenta, oggi, la maggior parte di una forza totale di 17.000 uomini provenienti da 30 Paesi. Dal 2001 sono stati uccisi circa 3.500 membri del personale della coalizione, di cui 2.300 americani.
Nessuno potrebbe sostenere che questo impegno da parte dell’Occidente, durato più di 18 anni, ha risolto i gravi problemi di sicurezza in Afghanistan, ma alcuni piccoli cambiamenti nella vita del Paese offrono una modesta speranza per il futuro. Nonostante la corruzione endemica, gli afgani continuano a partecipare a “regolari” elezioni, presidenziali fissate per il 28 settembre prossimo. In ogni caso la cosa più importante, in un paese di 36 milioni di persone, é che circa 9 milioni di bambini sono ora a scuola, un terzo di loro sono ragazze. Sotto i talebani, pochi bambini avevano accesso alla scuola e nessuna ragazza era autorizzata a frequentare.
Dopo nove round di negoziati in Qatar con i rappresentanti dei Talebani, il negoziatore statunitense Zalmay Khalilzad questa settimana ha svelato alcuni dettagli di un accordo “in linea di principio”, affermando che il Presidente Trump avrà l’ultima parola. Gli Stati Uniti si impegnerebbero a ritirare 5.400 soldati da cinque basi entro 135 giorni (lasciando circa 8.600 militari statunitensi). In cambio, i talebani affermano che non consentiranno al paese di essere usato come base terroristica per attacchi agli Stati Uniti e che avrebbero avviato colloqui con il governo afghano sulla base di un accordo di condivisione del potere. Oltre all’approvazione di Trump, l’accordo dipende dal follow-up di questi colloqui e da un cessate il fuoco; Il Presidente afghano Ashraf Ghani non è ancora stato coinvolto nei colloqui, in parte su insistenza dei talebani, e, quasi sicuramente, per questo rimane diffidente.
Può funzionare? È sicuramente una proposta rischiosa.
Tanto per cominciare, i talebani dominano circa il 46% del territorio afgano e il 36% della sua popolazione, secondo l’ispettore generale incaricato dal Congresso per la ricostruzione afgana. E nonostante i negoziati in corso, i Talebani hanno continuato a scatenare attacchi mortali contro civili e forze afgane. Alla luce di questi “fatti concreti”, il mantenimento di qualsiasi accordo dipenderà dalla fiducia e dalla capacità degli Stati Uniti e degli afgani di monitorare la sincerità di intenti dei Talebani. Ciò comporterà agli Stati Uniti due condizioni fondamentali: 1) un sostanziale impegno dell’intelligence 2) comunque un eventuale uso delle truppe rimanenti per eventuali azioni di contrasto alle violazioni dei Talebani. Rimane indubbio che nessun’altra Amministrazione Statunitense delibererà ulteriori accumuli d truppe in Afghanistan.
In conclusione ció per cui i Leaders afgani devono lottare é porre fine alle guerre. all’Occidente non resta che sperare che I Talebani dal 2001 abbiano imparato la lezione e siano cambiati. Molti esperti del settore pensano che i suddetti cambiamenti siano coincisi con l’arrivo del nuovo leader Akhtar Mansour.
Questo potrebbe essere un segno che sono pronti per una politica più civile e organizzata, tuttavia non è chiaro se si tratti di una tendenza o solo di una sperimentazione da parte Talebana.
Altrettanto difficile è valutare se la violenza dei talebani sia una tattica per rafforzare la loro posizione negoziale o un segnale di divergenza tra due fronde al loro interno. A questo punto viene da chiedersi “l’organizzazione è davvero sotto un controllo disciplinato?” Probabilmente non del tutto.
Forse la domanda chiave è se i talebani abbiano abbandonato la negazione dei diritti delle donne. I rappresentanti dei talebani in un forum a Mosca all’inizio di quest’anno hanno affermato che l’organizzazione ora supporta l’accesso delle donne all’istruzione, al lavoro, ai diritti di proprietà e al diritto di scegliere un marito. Non possiamo sapere se si tratta di voci o di un vero cambiamento, ma ci sono state verifiche in merito da cui risulterebbe che le donne, a tutt’oggi, hanno difficoltà a trovare lavoro in aree controllate dai talebani. Probabilmente il massimo che possiamo aspettarci in questo momento è uno spettro di opinioni al riguardo all’interno dei talebani piuttosto che una grossolana vera e propria conversione. Nel frattempo, i talebani dovranno affrontare una nuova realtà: una popolazione femminile afgana che, almeno nelle principali città, si è abituata alle normali “comodità occidentali”. Circa un terzo del parlamento afgano è ora composto da donne. Ed è improbabile che a questo punto le donne afgane soccombano facilmente alle molestie talebane.
Alla base di questo e di tutte le altre domande è se i talebani possano effettivamente condividere il potere. Dovrebbero essere d’accordo sul fatto che la sharia può coesistere con la democrazia, qualcosa che i gruppi estremisti trovano normalmente ripugnante. Concetti come “leale opposizione” probabilmente saranno semplicemente impensabili per un gruppo con idee così assolutiste.
Alla fine, non può esserci alcuna garanzia certa che qualsiasi accordo negoziato dagli Stati Uniti sará mantenuto dai Talebani e, soprattutto, giustificherà i 18 anni di impegno profuso dall’Occidente.