Ormai ben dentro la stagione estiva, al di là dell’invisibile soglia del suo solstizio, le brevi notti di luglio si popolano di astri luminosi e bellissimi. Le temperature tipiche del periodo ci invogliano a starcene all’aperto, nulla di meglio per trascorrere qualche ora a zonzo tra le stelle.
Intorno alle 22:30 dei nostri orologi, quando il cielo sarà ormai completamente buio, possiamo guardare esattamente allo zenit, dritto sulla nostra testa. Noteremo come la stella Arturo, cui abbiamo dedicato parte della puntata scorsa, sia scivolata verso occidente, non di molto, ma significativamente: tutto scorre. Adesso, l’astro più vicino al centro del cielo è ben diverso, soprattutto per il suo colore. Si tratta di Vega.
Nome tra i più noti tra le pagine del cielo, essa è una stella davvero notevole. Molto luminosa, è la quinta apparentemente più brillante tra tutte quelle notturne, appena più debole di Arturo. Il suo colore si mostra immediatamente bianco-azzurro e risalta all’istante se confrontato con quello dell’aranciato Guardiano dell’Orsa. Vega è un riferimento sicuro, soprattutto per chi è alle prime armi nell’osservazione del cielo: assieme ad Altair nell’Aquila e a Deneb nel Cigno, traccia un celebre asterismo, il Triangolo Estivo, di cui parleremo la prossima volta. Il suo nome deriva dall’arabo e si riferisce a un’aquila.
Con il suo splendore, Vega quasi offusca la piccola costellazione cui appartiene, la Lira, il celebre strumento musicale. Particolarmente ricche le vicende mitologiche che coinvolgono questa figura. Per i Greci, essa rappresentava lo strumento che inventò Hermes prima di darlo ad Apollo, per compensare il furto di bestiame di proprietà del fratello di Artemide e scongiurare la sua ira. Sarà poi il dio della musica a farne dono ad Orfeo.
Vega dista da noi 26 anni luce, dunque è relativamente vicina, mentre la sua luminosità assoluta è di quasi 40 volte quella del Sole. Grazie al notevole splendore apparente e alla elevata altezza sopra di noi, essa è facilmente visibile anche dalla città. Poco prima del 14 mila dopo Cristo sarà Vega a ricoprire il ruolo di Stella Polare, tirata in ballo dal fenomeno della Precessione degli Equinozi.
Il resto della costellazione della Lira è abbastanza facile da riconoscere, grazie anche alla forma compatta che evoca un piccolo parallelogramma, che “penzola” a sud di Vega.
Tra Vega e Arturo si possono riconoscere due costellazioni: la Corona Boreale, già incrociata lo scorso mese, ed Ercole, l’Eracle romano. Quest’ultima, pur segnata da astri non proprio eclatanti, si riesce a tracciare spesso completamente anche dalla città, nelle notti più limpide, grazie al fatto che arriva a transitare allo zenit. Essa restituisce una figura antropomorfa, proprio quella del semidio.
Se dallo zenit scendiamo decisi con lo sguardo verso sud, poco prima di arrivare all’orizzonte troveremo una splendida stella rossastra, un vero e proprio rubino incastonato nel velluto nero della notte. Si tratta della leggendaria stella Antares, cuore dello Scorpione, celebre costellazione zodiacale. L’animale appare come strisciare sull’orizzonte meridionale, solo la visione della coda è messa a dura prova dalla posizione decisamente australe delle sue stelle.
Antares, un nome che descrive l’essenza dell’astro: “anti Ares”, ovvero rivale cromatica di Ares, Marte, il pianeta rosso. Impossibile non restare incantati da quel bagliore vermiglio, che rappresenta una stella supergigante rossa almeno 800 volte più grande del Sole, ben 10 mila volte più luminosa di esso e distante circa 600 anni luce da noi.
Passando ai pianeti, Venere è sempre più evidente al tramonto e il 13 luglio sarà in stretta congiunzione con Marte, un appuntamento da non perdere. Anzi, già la sera prima una sottilissima falce di Luna si aggiungerà alla coppia per regalarci un sublime quadretto celeste. I giganti gassosi Saturno e Giove salgono in scena subito dopo cena, visibili a sud nella seconda parte della notte.
Riguardo alla Luna, essa è stata all’ultimo quarto il giorno 1 luglio, mentre sarà nuova il 10, al primo quarto il 17 luglio, piena il 24 e di nuovo all’ultimo quattro il 31 luglio.
Una piccola gemma: lo scorso 16 giugno, su mia proposta, l’Internationall Astronomical Union ha ufficialmente assegnato il nome “Divinacommedia” all’asteroide numero 65489, per celebrare il capolavoro assoluto di Dante in occasione dei sette secoli dalla morte. Chi volesse saperne di più, trova qui qualche dettaglio: tinyurl.com/5a3x6e9s
Buona passeggiata tra le stelle.