lunedì, 18 Novembre, 2024
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Centro Astalli: “Lasciare morire le persone in mare non può essere la soluzione”

Questa volta a galleggiare sulle acque del nostro Mediterraneo, non così lontano da quelle coste che a breve si riempiranno di festosi bagnanti in ferie, finalmente liberi dalle costrizioni del Covid, sono i corpi di otto donne. Potrebbero essere le nostre madri, sorelle, figlie, ma il fatto che non riusciamo a dargli neanche un nome, ce le rende più lontane, sconosciute, facili da dimenticare dopo forse un breve momento di sgomento. E davanti ci sono ancora un numero interminabile di giorni di bel tempo che incoraggerà i mercanti di morte a organizzare chissà quanti altri viaggi della speranza. Ne abbiamo voluto parlare con Donatella Parisi, responsabile comunicazione del Centro Astalli, servizio dei gesuiti per i rifugiati in Italia che da 40 anni opera in favore di richiedenti asilo e rifugiati

 

ESISTE UNA SOLUZIONE REALISTICA E PRATICABILE AL PROBLEMA?

Bisogna porre la questione nei giusti termini, smettendo di definire la mobilità umana una ‘emergenza’ quando è un fenomeno strutturale. I migranti sono 82,4 milioni nel mondo e quelli che arrivano in Europa sono solo una piccolissima percentuale, 95mila in tutto nel 2020, secondo i dati dell’UNHCR. Noi siamo il continente che ne ospita meno di tutti, complessivamente circa 2 milioni. Il Libano, grande quanto due nostre regioni, ospita da solo oltre 1 milione di rifugiati siriani. In Italia, sempre nel 2020, abbiamo avuto 34.000 arrivi via mare. Se un paese di 60 milioni di abitanti non riesce a gestire numeri di questa proporzione, non si tratta di ‘emergenza’ ma di mancanza di volontà. 

 

COSA SUGGERISCE IL CENTRO ASTALLI?

Due vie irrinunciabili: da una parte, misure immediate per operazioni di soccorso ad ampio raggio – sostenute, finanziate e coordinate dall’Unione Europea – per portare i naufraghi in un porto sicuro, perché non possiamo restare più fermi a guardare che le persone muoiano in mare; dall’altra, che tutti gli stati europei accolgano in modo proporzionale i migranti forzati, attraverso una gestione strutturale di canali umanitari per numeri significativi di persone e visti di ingresso costanti. Chiediamo che ci sia un modo legale di arrivare in Europa senza doversi affidare ai trafficanti.

 

A QUESTO PUNTO TUTTA L’AFRICA SI RIVERSEREBBE DA NOI?

Non è assolutamente vero e non esiste una statistica a supporto di questa affermazione che è solo propagandistica. Chiunque dei rifugiati che noi accogliamo, potendo, non sarebbe mai venuto in Italia e sarebbe rimasto a casa propria, mentre l’Europa e l’Italia hanno bisogno di lavoratori migranti e possono accogliere numeri ben più significativi di quelli che stanno arrivando in questi mesi. Gestire i flussi migratori è possibile. Pensare di tenerli bloccati con accordi di esternalizzazione come quello che si è fatto con la Turchia o quello in vigore con la Libia, oltre ad essere disumano perché lì le persone muoiono e vengono private di diritti umani, è anche controproducente perché poi continuano a cercare di arrivare comunque, morendo in mare.

 

VICEVERSA, STIAMO FACENDO ABBASTANZA PER AIUTARLI NEI LORO TERRITORI?

Non abbastanza, è necessario un maggiore investimento di risorse nella cooperazione allo sviluppo. Si spendono ingenti risorse in accordi di esternalizzazione, mentre il lavoro fondamentale e urgente per avviare processi pace in paesi come l’Etiopia, la Somalia, l’Eritrea, il Congo, l’area del Sahel, di fatto non si fa. L’Europa deve assumere un ruolo propulsivo in questo senso, divenire garante e baluardo dei diritti umani e promuovere la pace in contesti di conflitto e crisi umanitarie. Ciò inciderebbe in modo significativo sulle dimensioni della mobilità umana. Le risorse che vengono investite nella cooperazione internazionale sono largamente insufficienti. Il Centro Astalli chiede di investire in promozione umana nelle principali aree di crisi del pianeta, destinando a ciò anche i fondi che oggi vengono usati per cercare di bloccare le persone in paesi di transito ma che al momento comportano solo un numero incalcolabile di morti in mare.

 

 

 

 

 

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