Mentre i sindacati vedono l’Italia a tinte fosche con una “bomba sociale” pronta ad esplodere, Confindustria dispensa ottimismo. Per la Confederazione degli industriali “in Italia la ripartenza è più rapida”, con una crescita di consumi e servizi che “già si affiancano a investimenti e industria”.
Insomma non c’è da temere barricate. Per il Centro studi c’è una situazione nuova, con “l’accelerazione delle vaccinazioni, che ha favorito una ripartenza dei servizi anticipata di 1-2 mesi rispetto al previsto: si va a affiancare al consolidamento in atto dell’attività industriale”. “Ci aspettiamo”, calcolano gli analisti, “che questo recupero si rafforzi poi nel terzo e quarto trimestre”. L’analisi mensile ‘flash’ su congiuntura e previsioni è considerata positiva con i dati sulla fiducia a giugno, e un diffuso balzo che porta per il Centro studi “l’indice per le imprese e quello per le famiglie oltre i livelli pre-crisi”. Questa soglia per Confindustria è un dato “cruciale” per una ripartenza dei consumi anticipata. Andando al nocciolo della ripresa i dati dicono che ci sono “più ordini e più credito”.
“A maggio e giugno si è avuta una incoraggiante risalita degli ordini interni dei produttori di beni di consumo”, evidenzia Confindustria, “che si è affiancata al forte aumento già visto per i beni di investimento”. I prestiti alle famiglie accelerano (+4,1% annuo in aprile), quelli alle imprese continuano a frenare ma crescono (+4,5%)”. Tra accelerazione e attese la produzione industriale, dopo il forte aumento in aprile con un più 1,8%, per fine giugno ci sarà una ulteriore variazione positiva.
L’attività nei servizi è tornata a espandersi: a maggio il pmi è balzato a 53,1, sopra la soglia neutrale, al massimo da marzo 2019. “I consumi si stanno rispostando verso i servizi grazie alla ripresa dei viaggi e dei consumi fuori casa”. Non tutto però fila liscio, il problema degli aumenti di materie prima si delinea come un possibile rischio di frenata.
“Il prezzo del Brent è schizzato a 73 dollari al barile a giugno, superando i livelli pre-Covid”, fanno presente gli analisti di Confindustria, “e scorte di greggio, infatti, sono stimate sotto il livello di inizio 2020, data la domanda in ascesa. A maggio le commodity non energy hanno registrato un nuovo massiccio rincaro (+6,8%), particolarmente forte per i metalli (+9,1%) e i cereali (+7,0%). I margini delle imprese”, conclude il rapporto degli industriali, “sono erosi e l’inflazione al consumo è alzata dal prezzo dell’energia, mentre la misura core resta molto bassa”.