Sono 4.2 milioni le partite Iva interessate ad uno slittamento di date dei pagamenti. I versamenti sono quelli previsti per professionisti e imprese ne vanno sotto il nome di Isa (Indici sintetici di affidabilità) – che hanno mandato in soffitta gli studi di settore- e che devono essere pagati entro giugno. Ci sarebbe in Parlamento la convergenza necessaria tra i gruppi per spostare i pagamenti, di un mese e anche più.
L’idea al vaglio che escluderebbe nuovi provvedimenti d’urgenza è quello che prevede il differimento per quasi 4,2 milioni di partite Iva con decreto del presidente del Consiglio dei ministri del termine del 30 giugno al 20 luglio senza maggiorazioni dello 0,40% a titolo di interessi, sfruttando così il termine più ampio e andare al 20 agosto con l’aggiunta della maggiorazione dello 0,40%.
C’è chi ricorda che uno slittamento del genere non sarebbe una novità.
Nel 2019, con il Decreto Crescita, il Governo gialloverde guidato dall’ex premier Conte decise lo spostamento delle tasse dei soggetti Isa a fine settembre. C’è però anche chi sostiene come lo slittamento porta problemi contabili come è già accaduto nel 2019.
“L’impatto della contabilizzazione dei pagamenti”, sottolineano gli analisti economici, “delle partite Iva interessate finì per complicare la stesura della nota di aggiornamento al Def, la Nadef che di regola va approvata dal Governo entro il 27 settembre”. Nel 2019, infatti, i 3,5 miliardi di imposte pagati dalle partite Iva entro il 30 settembre furono contabilizzati solo l’8 ottobre, con “l’Esecutivo che dovette ricorrere”, fanno presente gli analisti, “ad un escamotage tecnico sugli acconti di novembre per rimettere in gioco gli oltre 3 miliardi versati tra conti pubblici e manovra di bilancio”.