Tempo di vacanze e quindi di speranze per un turismo che tarda a riprendersi dalle vicende create dal coronavirus.
Una ripresa che non è certo favorita dalla confusione a livello decisionale, che coinvolge Stato, Regioni e poteri locali, ma tocca anche la stessa fisionomia e immagine del Governo.
Esemplare il caos ferroviario ancora tutt’altro che risolto, con migliaia di cittadini che hanno visto saltare viaggi già prenotati, approdi vacanzieri o impegni di lavoro.
Causa scatenante ne è stata la decisione dei principali vettori nazionali, Ferrovie dello Stato e Italico, di rendere disponibili tutti i posti sui treni dell’Alta velocità: una deroga, certo, alle precedenti prescrizioni sul distanziamento, ma resa possibile da un comma del DPCM del 14 luglio.
Revocata la deroga per l’iniziativa del Ministero della sanità e del sinedrio degli esperti che formano il Comitato Scientifico, si è restaurato il precedente ordine sui treni veloci, ma non su quelli locali che dipendono invece dalle Regioni.
Rimanendo sul locale, ci coglie il sospetto che gli scienziati del CTS non frequentino i mezzi urbani, dove è saltata da tempo ogni regola di distanziamento a causa di un sovraffollamento non rimediabile.
Abbiamo grande rispetto per gli uomini e le donne di scienza ma guardiamoci dal rischio di un loro governo insindacabile: un rischio già paventato dagli antichi, riguardo ai filosofi, ma attuale anche oggi quando le istituzioni democratiche rischiano di ridursi a inutile chincaglieria.
La preoccupazione vale anche per gli allarmi che già si levano, sempre dei tecnici, sui rischi della riaperture delle scuole: tocca ai poteri pubblici fare ora di tutto, poiché non è tollerabile l’anomalia di una scuola chiusa da mesi e di un insegnamento di fatto elitario, quello telematico, ma accessibile solo a quanti dispongono dei mezzi tecnici adeguati.