L’euforia nella maggioranza per i risultati conseguiti nei negoziati a Bruxelles già rischia di dissolversi tra riserve, polemiche e prese di posizione per le scelte da fare.
La prima è quella riguardante l’individuazione del soggetto istituzionale cui dovrà fare capo la programmazione e la gestione delle ingenti risorse derivanti sia dai sussidi, sia dai prestiti.
Conte lo avrebbe già individuato in una struttura quasi sconosciuta, ma costituita nel 2012, e dipendente dalla Presidenza del Consiglio, il CIAE, comitato interministeriale per gli affari economici, preceduto dallo stesso Presidente o, in sua vece, dal Ministro per gli affari europei.
Una soluzione, questa, che suscita malumori e riserve sia nel Pd che, con Gualtieri, ha la responsabilità del Ministero dell’economia, sia fra parlamentari della stessa maggioranza dove sarebbe gradita la costituzione di una specifica commissione bicamerale.
Accanto a questo nodo, c’è quello del ricorso o meno al MES, Meccanismo europeo di stabilità, ritenuto necessario da un arco di forze che va dal Pd a Italia Viva, a LEU e alla stessa Forza Italia e che suscita invece permanenti contrarietà fra i 5 stelle.
In queste ore, la richiesta di apertura al MES diventa più pressante in considerazione delle esigenze del settore della sanità pubblica, valutando i rischi di una ripresa della pandemia in autunno, ma anche della difficoltà di cassa del Tesoro.
A questi problemi si aggiunge l’ennesimo stop all’approvazione della nuova legge elettorale fortemente voluta dal Pd, e i malumori del mondo economico per la proroga del blocco dei licenziamenti. Una decisione, questa, che – si sostiene – ingessa le aziende, quando invece sarebbe necessario moltiplicarne le attività e il dinamismo.