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Benjamin Netanyahu, Primo Ministro Israeliano

Israele riconosce il Somaliland, condanna araba: “Violato il diritto internazionale”

Operazione militare in Cisgiordania dopo attentato nel nord di Israele. Abbas: no a trasferimenti da Gaza in Somalia. Netanyahu lunedì in Florida per un colloquio con Trump
domenica, 28 Dicembre 2025
2 minuti di lettura

Il Medio Oriente ha vissuto una nuova giornata di forte tensione politica e militare, segnata dall’annuncio del governo israeliano sul riconoscimento ufficiale della Repubblica del Somaliland come Stato indipendente e sovrano. La decisione, rivendicata dal primo ministro Benjamin Netanyahu come coerente con lo spirito degli Accordi di Abramo, ha aperto una crisi diplomatica che coinvolge il mondo arabo, il Corno d’Africa e gli stessi alleati occidentali di Israele, intrecciandosi direttamente con la guerra di Gaza.

Secondo diversi osservatori, Israele intende rafforzare la sua proiezione strategica nel Corno d’Africa e nel Mar Rosso, rompendo il consenso internazionale sulla sovranità somala e alimentando i timori palestinesi di una marginalizzazione della propria questione. La mossa israeliana ha provocato una dura reazione della Somalia, che ha denunciato una violazione della propria integrità territoriale, seguita dalle condanne di Qatar, Consiglio di cooperazione del Golfo, Lega araba e Organizzazione della cooperazione islamica. Tutti hanno parlato di una grave violazione del diritto internazionale e dei principi della Carta delle Nazioni Unite.

Il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha respinto con forza l’ipotesi di qualsiasi trasferimento dei palestinesi fuori dalla loro terra, accusando Israele di tentativi “disperati” di ricollocazione in Africa. Il dossier Somaliland pesa anche sull’agenda internazionale di Netanyahu, atteso negli Stati Uniti per un nuovo incontro con Donald Trump.

Secondo indiscrezioni, la Casa Bianca avrebbe adottato una linea più prudente sul riconoscimento, prendendo tempo e mostrando irritazione per le iniziative israeliane ritenute destabilizzanti. Washington, secondo Axios, sarebbe sempre più frustrata dalle mosse di Netanyahu che rischiano di compromettere il fragile cessate il fuoco a Gaza e il processo politico in corso. L’amministrazione americana spinge infatti per annunciare rapidamente un’autorità palestinese di transizione guidata da tecnocrati.

Gaza, scontro sulla fase due

Proprio la Striscia di Gaza resta uno dei principali focolai di instabilità. Le autorità sanitarie locali hanno aggiornato a 414 il numero dei morti dall’entrata in vigore del cessate il fuoco dell’11 ottobre, mentre il bilancio complessivo dall’inizio del conflitto supera i 70.900 morti e i 171.000 feriti. Israele e Stati Uniti restano divisi sulla fase successiva: Washington vorrebbe avviare simultaneamente la smilitarizzazione e la ricostruzione, mentre Tel Aviv insiste sulla necessità di smantellare prima Hamas. Sullo sfondo prende forma l’ipotesi di una forza multinazionale, con un possibile coinvolgimento anche dell’Italia e dell’Indonesia.

Cisgiordania

Parallelamente, la Cisgiordania continua a essere teatro di operazioni militari e violenze diffuse. Le forze israeliane hanno condotto una vasta operazione antiterrorismo a Qabatiya, vicino a Jenin, dopo l’uccisione di due persone in un attentato nel nord di Israele. Cinque persone sono state arrestate, decine interrogate e imposto il coprifuoco. Fonti palestinesi denunciano demolizioni, sfollamenti forzati, interruzioni di elettricità e la trasformazione di edifici civili, comprese scuole, in postazioni militari. Si sono registrati anche attacchi di coloni contro veicoli palestinesi nei pressi di Ramallah e un episodio armato vicino a un checkpoint, senza feriti. Nel Negev, la polizia israeliana ha arrestato cinque persone dopo incendi dolosi contro auto in una località abitata da ebrei israeliani.

Iran, Siria e Libano sotto pressione

Il quadro regionale resta segnato da forti tensioni. In Iran il presidente Massoud Pezeshkian ha accusato Stati Uniti, Israele ed Europa di condurre una “guerra totale” contro Teheran, mentre un’inchiesta del Wall Street Journal segnala un numero record di esecuzioni capitali nel 2025. In Siria, centinaia di persone hanno partecipato ai funerali delle vittime dell’attentato a una moschea alawita di Homs, rivendicato da un gruppo jihadista. In Libano, il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha condannato il ferimento di un casco blu dell’Unifil durante un’operazione israeliana nel sud del Paese. La Spagna ha condannato gli attentati nel nord di Israele, mentre in Italia la magistratura ha avviato un’inchiesta su presunti finanziamenti ad Hamas, con nove indagati e sequestri per milioni di euro. Intanto nello Yemen cresce la tensione tra il governo riconosciuto, i separatisti del sud e l’Arabia Saudita, con il rischio di un nuovo deterioramento del fragile processo di pace.

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