La guerra in Yemen entra in una nuova fase di tensione regionale: l’Arabia Saudita ha lanciato attacchi mirati contro milizie yemenite legate agli Emirati Arabi Uniti, segnando una frattura sempre più evidente tra le due potenze del Golfo, un tempo alleate nella coalizione anti-Houthi. I raid, condotti nella regione orientale di Shabwa, hanno preso di mira postazioni delle Forze di Resistenza del Sud, un gruppo armato separatista che riceve sostegno diretto da Abu Dhabi. Secondo fonti locali, gli attacchi sauditi sono stati preceduti da un massiccio dispiegamento di truppe e mezzi corazzati lungo il confine interno tra le aree controllate dalle forze filo-saudite e quelle sotto influenza emiratina. Il governo di Riyadh ha giustificato l’operazione come “necessaria per preservare l’integrità territoriale dello Yemen e contrastare interferenze esterne”, un riferimento implicito al crescente ruolo degli Emirati nel sud del Paese. La risposta emiratina non si è fatta attendere: fonti vicine al governo di Abu Dhabi parlano di “una provocazione grave” e di “un tradimento degli accordi di cooperazione regionale”. Il rischio ora è quello di una vera e propria guerra per procura tra le due monarchie del Golfo, con il territorio yemenita come campo di battaglia. L’episodio evidenzia la crescente frammentazione del fronte anti-Houthi, già indebolito da divergenze strategiche e rivalità locali. Mentre gli Houthi mantengono il controllo di ampie zone del nord e della capitale Sana’a, il sud del Paese è diventato teatro di scontri tra fazioni nominalmente alleate ma in realtà in competizione per il controllo politico ed economico. Gli analisti temono che la rottura tra Arabia Saudita ed Emirati possa compromettere ulteriormente ogni prospettiva di pace, alimentando il caos in una guerra che ha già causato oltre 370.000 morti e una delle peggiori crisi umanitarie al mondo.



