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Volodymyr Zelensky, Presidente Ucraina, Donald Trump, Presidente Usa

Domenica incontro Trump-Zelensky Mosca frena: “Kiev e Europa rallentano l’accordo”

Ue ribatte: "da Mosca nessun segnale di pace". Secondo il presidente ucraino il piano è pronto al 90%, ma Putin non cede su Donbass e Zaporizhzhia
sabato, 27 Dicembre 2025
2 minuti di lettura

Alla vigilia del nuovo anno, la guerra in Ucraina attraversa uno dei passaggi diplomatici più delicati dall’inizio del conflitto. Mosca e Kiev offrono letture diametralmente opposte dello stato dei negoziati, mentre gli Stati Uniti tentano di imprimere un’accelerazione a un processo che resta fragile e attraversato da profonde divergenze. Da Mosca, il viceministro degli Esteri Sergei Ryabkov ha sostenuto che una soluzione politica “non è mai stata così vicina”, accusando però l’Ucraina e alcuni Paesi europei di voler affossare l’accordo. In più interventi televisivi, Ryabkov ha definito il 25 dicembre una “pietra miliare” del negoziato, ribadendo che l’esito finale dipenderà dalla volontà politica della controparte. Il Cremlino, attraverso il portavoce Dmitry Peskov, ha confermato che dopo i colloqui di Miami sono stati avviati contatti diretti tra rappresentanti delle amministrazioni russa e statunitense. Secondo Peskov, le informazioni fornite dall’inviato speciale Kirill Dmitriev sono state analizzate e, su indicazione del presidente Vladimir Putin, il dialogo è proseguito con il coinvolgimento del consigliere presidenziale Yuri Ushakov e di interlocutori della Casa Bianca.

Donbass e Zaporizhzhia, i nodi sul tavolo

Dietro le dichiarazioni concilianti, restano però nodi sostanziali. Secondo quanto riportato dal quotidiano russo Kommersant, Putin continua a chiedere nei colloqui con Washington la cessione dell’intero Donbass, territorio che la Russia non è riuscita a conquistare militarmente. Il leader del Cremlino non avrebbe arretrato su questo punto nemmeno durante una recente riunione del Consiglio di Stato. Sempre secondo la stessa fonte, resta aperta la questione della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Mosca avrebbe ipotizzato una gestione congiunta dell’impianto con gli Stati Uniti, escludendo Kiev, e discusso anche la fornitura di energia elettrica all’Ucraina e possibili attività economiche nell’area. La centrale, la più grande d’Europa, è sotto controllo russo dal marzo 2022 ed è gestita da Rosenergoatom. Secondo le ricostruzioni, tecnici ucraini continuano a lavorare presso l’impianto, ora con passaporti russi.

Kiev ribalta le accuse e guarda a Trump

La versione di Kiev è opposta. Il presidente Volodymyr Zelensky accusa la Russia di rallentare deliberatamente i colloqui e di “perdere tempo” mentre sul terreno continuano i bombardamenti. Zelensky ha confermato che il piano di pace statunitense in 20 punti è pronto “al 90%” e che “molto può essere deciso prima di Capodanno”. Nel fine settimana è previsto un incontro al massimo livello con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump nella residenza di Mar a Lago, in Florida. Secondo fonti citate da Axios, il leader ucraino sarebbe pronto a sottoporre il piano a referendum qualora Mosca lo accettasse entro sessanta giorni. Zelensky ha inoltre riferito di progressi nel coordinamento con gli alleati europei, che parteciperebbero ai colloqui da remoto in attesa di definire un formato stabile che includa anche l’Europa nel processo negoziale.

Ue divisa e allarme Bielorussia

Sul fronte europeo, la Commissione mantiene una linea prudente. Per voce della portavoce Arianna Podestà, Bruxelles ha ribadito che non vi sono segnali concreti di un reale interesse russo per un cessate il fuoco, pur accogliendo con favore l’iniziativa americana. L’Ue continua a sostenere Kiev e ad aumentare la pressione su Mosca, restando in contatto costante con le autorità ucraine. All’interno dell’Unione emergono però divisioni. Da Kiev si sostiene che Germania, Francia, Regno Unito e Turchia sarebbero pronti a valutare l’invio di contingenti di peacekeeping in Ucraina a conflitto concluso. Sul versante opposto, il governo ungherese ha definito questa ipotesi una pericolosa escalation, ribadendo la propria contrarietà. In parallelo, Kiev ha denunciato un crescente coinvolgimento della Bielorussia nelle operazioni russe. In un messaggio su X, Zelensky ha accusato Minsk di cedere porzioni della propria sovranità consentendo l’uso del territorio e di infrastrutture civili per il supporto agli attacchi con droni Shahed.

Sul terreno

Intanto, il conflitto prosegue con intensità. Zelensky ha annunciato una revisione della distribuzione dei droni e della strategia di difesa aerea. Nella notte tra il 25 e il 26 dicembre, l’Ucraina ha denunciato nuovi attacchi russi con droni e bombe guidate su Odessa, Kharkiv, Zaporizhzhia e nel Donbass, con almeno tre morti e numerosi feriti. Kiev afferma di aver abbattuto 73 droni su 99 lanciati. Dal lato russo, il ministero della Difesa sostiene di aver intercettato e distrutto 77 droni ucraini in diverse regioni. L’Fsb ha inoltre annunciato di aver sventato un presunto attentato contro un militare a Stavropol, attribuendone la pianificazione ai servizi ucraini.

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