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Donald Trump, Presidente Usa, Volodymyr Zelensky, Presidente Ucraina

Mosca apre a un patto di non aggressione con la Nato. Incontro Zelensky-Trump a Mar-a-Lago domenica

venerdì, 26 Dicembre 2025
2 minuti di lettura

La guerra in Ucraina resta segnata da una fitta sovrapposizione di canali diplomatici e di una violenza militare che non accenna a diminuire. Sul piano politico, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che “molto può essere deciso prima del nuovo anno”, annunciando un imminente incontro con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, mentre da Mosca arrivano segnali contrastanti tra aperture formali e rivendicazioni territoriali.
Secondo quanto riportato da Axios, Trump incontrerà Zelensky domenica nella sua residenza di Mar-a-Lago. L’indiscrezione, confermata da fonti ucraine e rilanciata anche dal Kyiv Post, viene letta come un segnale di “progressi significativi” sul piano di pace promosso dalla nuova amministrazione americana. Tuttavia, fonti diplomatiche citate dalla stampa ucraina sottolineano come restino irrisolti i nodi più sensibili dei negoziati, a partire dalle garanzie di sicurezza per Kiev, dal controllo dei territori occupati e dagli obblighi legali della Russia.
Dal Cremlino, la reazione è stata immediata e dura. Portavoce e media russi hanno definito Zelensky “inadeguato”, mentre testate vicine al governo sostengono che per Vladimir Putin la questione della centrale nucleare di Zaporizhzhia resti “ancora aperta” nel dialogo con Washington. Secondo il quotidiano Kommersant, Mosca starebbe discutendo con gli Stati Uniti una gestione congiunta dell’impianto, senza il coinvolgimento di Kiev, oltre a ipotesi legate a forniture energetiche e attività minerarie nell’area.
Parallelamente, Putin avrebbe ribadito nei colloqui con la parte americana la richiesta della cessione dell’intero Donbass, territorio che la Russia non è riuscita a conquistare militarmente. Una posizione che conferma la distanza ancora profonda tra le parti, nonostante la riapertura dei canali diplomatici.
Sul fronte europeo, Kiev guarda già al “dopo guerra”. Il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak ha dichiarato che quattro Paesi – Francia, Germania, Turchia e Regno Unito – sarebbero pronti a inviare truppe in Ucraina una volta raggiunta la pace, con l’obiettivo di dissuadere eventuali nuove aggressioni russe e sostenere una missione di peacekeeping. Altri Stati, ha aggiunto, stanno ancora valutando un eventuale contributo.
Intanto, sul terreno, i combattimenti proseguono senza sosta. Il ministero della Difesa russo ha rivendicato la conquista del villaggio di Kosivtsevo, nella regione di Zaporizhzhia, mentre le forze ucraine hanno denunciato un’intensa ondata di attacchi con droni e missili. Secondo Kiev, nella notte sono stati abbattuti o neutralizzati 73 droni russi su 99 lanciati, oltre a un missile balistico Iskander-M, ma almeno 26 velivoli hanno colpito 16 località.
Un raid con droni ha colpito anche un’infrastruttura a Odessa, provocando un incendio e problemi alla rete elettrica e fognaria. Gli attacchi russi compiuti nel giorno di Natale hanno causato almeno tre morti e 13 feriti nelle regioni di Zaporizhzhia, Donetsk e Kherson, secondo i governatori locali. Nell’area di Kramatorsk, le autorità ucraine parlano di droni utilizzati per colpire deliberatamente civili e missioni di evacuazione, con almeno una vittima.
Mosca, dal canto suo, afferma di aver intercettato e distrutto 77 droni ucraini su diverse regioni della Federazione, inclusi Crimea, Mar Nero e area di Mosca. L’Fsb ha inoltre annunciato di aver sventato un attentato contro un militare a Stavropol, arrestando una giovane donna accusata di aver agito su ordine dei servizi di Kiev.
In questo contesto di escalation militare e tensione diplomatica, la Russia ha rilanciato anche sul piano politico internazionale. La portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha dichiarato che Mosca è pronta a firmare un patto di non aggressione reciproca con NATO e Unione europea, formalizzando per iscritto l’assenza di piani aggressivi. Una proposta che, al momento, appare lontana dal tradursi in un cambiamento concreto sul terreno.

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