Tarique Rahman, figura centrale dell’opposizione bengalese e leader de facto del Bangladesh Nationalist Party (BNP), è rientrato in patria dopo 17 anni di esilio, segnando uno dei momenti più significativi della politica del Paese negli ultimi decenni. L’arrivo a Dhaka, avvenuto giovedì, è stato confermato dal suo partito, che ha annunciato una mobilitazione di milioni di sostenitori per accoglierlo. Rahman, 60 anni, viveva a Londra dal 2008, quando aveva lasciato il Bangladesh denunciando una persecuzione politica. Da allora ha guidato il BNP a distanza, assumendo il ruolo di presidente ad interim e diventando l’erede politico della madre, l’ex primo ministro Khaleda Zia, oggi ottantenne e in condizioni di salute fragili. Il suo ritorno avviene in un momento cruciale: il Paese si prepara alle elezioni del 12 febbraio 2026, convocate dopo le violente proteste dell’estate 2024 e la conseguente crisi istituzionale. Le immagini diffuse dal partito mostrano Rahman all’aeroporto di Dacca insieme alla moglie e alla figlia, accolto dai vertici del BNP in un clima di forte tensione politica. La sua presenza, secondo gli osservatori, potrebbe ridefinire gli equilibri della campagna elettorale e riaccendere la competizione con la Lega Awami, al potere da oltre quindici anni. Rahman è considerato da molti il candidato naturale alla guida del governo, nonostante le controversie che lo accompagnano: negli anni è stato accusato di corruzione e riciclaggio, accuse che lui ha sempre respinto come motivate politicamente. Il BNP, intanto, punta a trasformare il suo ritorno in un catalizzatore per un’opposizione che cerca da tempo una leadership forte e riconoscibile. Il rientro di Rahman apre dunque una nuova fase per il Bangladesh, tra speranze di rinnovamento democratico e timori di un’escalation politica. Le prossime settimane diranno se il suo ritorno sarà l’inizio di una svolta o l’ennesimo capitolo di una lunga stagione di instabilità.
