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Ucraina: vertice di Berlino verso l’intesa, ma lo scontro resta sui territori. Mosca: nessun compromesso, no a truppe Nato

martedì, 16 Dicembre 2025
2 minuti di lettura

La diplomazia sulla guerra in Ucraina accelera, ma resta inchiodata al nodo dei territori. Il vertice di Berlino tra Ucraina, Stati Uniti e leader europei viene descritto dalle fonti occidentali come vicino a un’intesa complessiva, con un accordo definito “al 90%”, mentre da Mosca arrivano segnali di chiusura su Donbas, Crimea e sulle garanzie di sicurezza per Kiev. Sullo sfondo, continuano i combattimenti, con nuovi attacchi di droni su Zaporizhzhia e rivendicazioni russe sul controllo di Kupyansk.
Secondo quanto emerso a Berlino, il documento finale discusso prevede per l’Ucraina solide garanzie di sicurezza, l’adesione all’Unione europea, il mantenimento di un esercito di circa 800mila soldati e l’eventuale intervento della cosiddetta Coalizione dei Volenterosi. Proprio su quest’ultimo punto, però, il Cremlino ha ribadito il suo netto rifiuto. “Non sottoscriveremo né accetteremo alcuna presenza di truppe Nato sul territorio ucraino”, ha dichiarato il viceministro degli Esteri russo Sergej Ryabkov, precisando che Mosca non farà concessioni su Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia, Kherson e Crimea.
Nonostante le linee rosse ribadite dal Cremlino, Ryabkov ha parlato di una possibile svolta diplomatica. In un’intervista ad Abc News ha affermato che le parti sarebbero “sul punto” di raggiungere una soluzione e che la Russia è pronta a un accordo “il prima possibile”. Una valutazione che coincide con quanto filtra anche da ambienti dell’amministrazione statunitense, secondo cui circa il 90% delle questioni sarebbe stato risolto. A rafforzare questa lettura è stato lo stesso Donald Trump, che ha dichiarato che gli Stati Uniti e i partner sono “più vicini che mai” alla fine della guerra.

La smentita

Da Mosca, tuttavia, arriva anche una smentita diretta al Presidente Usa. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha chiarito che l’ultima telefonata tra Vladimir Putin e Donald Trump risale al 16 ottobre e che non ci sono stati contatti successivi, contrariamente a quanto affermato da Trump. Peskov ha inoltre minimizzato le dichiarazioni europee sulle garanzie di sicurezza per Kiev, sostenendo che il Cremlino non commenta “articoli di giornale” e che non è stato ancora visionato alcun testo ufficiale.
Sul fronte ucraino, il presidente Volodymyr Zelensky parla dei negoziati “più intensi e mirati dall’inizio della guerra”. Intervenendo al Parlamento olandese, ha sottolineato che l’obiettivo non è una pausa temporanea, ma la fine definitiva del conflitto, tornando a chiedere un forte sostegno politico internazionale. Zelensky ha però escluso qualsiasi rinuncia territoriale. “L’Ucraina non riconoscerà il Donbas come territorio russo, né de jure né de facto”, ha dichiarato a margine del vertice di Berlino, aggiungendo che, sebbene la questione territoriale resti centrale, al momento non esiste un consenso.
Sempre oggi, all’Aia, nasce la Commissione del Consiglio d’Europa per i danni causati dall’aggressione russa. Si tratta della seconda fase del meccanismo avviato nel 2023 con il Registro dei danni, già operativo e alimentato dalle segnalazioni di cittadini, imprese e istituzioni ucraine. La nuova Commissione avrà il compito di valutare i ricorsi e stabilire i risarcimenti, in vista di un futuro Fondo di compensazione che potrebbe essere finanziato anche attraverso gli asset russi congelati.
Intanto, sul terreno, la guerra non si ferma. I media russi affermano che tutte le aree della città di Kupyansk, nella regione di Kharkiv, sarebbero sotto il controllo dell’esercito di Mosca, mentre Kiev segnala nuovi attacchi di droni su Zaporizhzhia. Un contrasto evidente tra il ritmo serrato della diplomazia e la brutalità di un conflitto che, nonostante l’ottimismo delle cancellerie, resta ancora lontano da una conclusione condivisa.

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