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Donald Trump Presidente Usa, Benjamin Netanyahu Primo Ministro Israeliano

Gli Usa contestano la violazione della tregua da parte di Israele dopo l’uccisione di Raed Saad

Ancora raid in Libano, tre morti. In Cisgiordania uccisi due palestinesi, uno aveva 16 anni
martedì, 16 Dicembre 2025
2 minuti di lettura

Mentre la tregua a Gaza appare sempre più fragile, si aggravano le tensioni tra Washington e Tel Aviv. La Casa Bianca ha inviato un messaggio privato particolarmente duro al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, accusandolo di aver violato il cessate il fuoco mediato dal presidente Donald Trump.

A riferirlo è Axios, citando due alti funzionari statunitensi. Nel mirino dell’amministrazione Usa c’è l’uccisione, avvenuta nel fine settimana, di Raed Saad, vice comandante dell’ala militare di Hamas e ritenuto uno degli architetti degli attacchi del 7 ottobre. Secondo fonti americane, Israele non avrebbe né informato né consultato Washington prima dell’operazione.

Un funzionario statunitense ha spiegato che il messaggio recapitato a Netanyahu è stato chiaro. Gli Stati Uniti non permetteranno che venga compromessa la credibilità del presidente Trump dopo la mediazione sull’accordo di Gaza. Un funzionario israeliano ha confermato il malcontento americano, sostenendo però che il richiamo avrebbe riguardato soprattutto le reazioni negative di alcuni Paesi arabi. Tuttavia, secondo Axios, per Washington l’azione israeliana costituisce una violazione netta del cessate il fuoco ed è l’ultimo episodio di una serie di frizioni con il governo Netanyahu.

Le divergenze non riguardano solo Gaza. L’amministrazione Trump ritiene che i raid transfrontalieri israeliani stiano indebolendo gli sforzi per stabilizzare la Siria sotto il governo di al Sharaa e compromettendo l’obiettivo di un nuovo accordo di sicurezza tra Siria e Israele. Cresce inoltre la preoccupazione Usa per la violenza dei coloni in Cisgiordania e per quelle che vengono considerate provocazioni dannose per l’espansione degli Accordi di Abramo, in particolare nei rapporti con l’Arabia Saudita.

Sul dossier Gaza, la Casa Bianca giudica Netanyahu poco disposto a collaborare sulla seconda fase dell’intesa, che prevede un ulteriore arretramento delle truppe israeliane. In una recente telefonata, Trump avrebbe chiesto al premier israeliano di essere un partner migliore. Secondo funzionari Usa, l’inviato Steve Witkoff e Jared Kushner sarebbero sempre più frustrati dall’inflessibilità israeliana. In questo contesto, ieri l’inviato speciale degli Stati Uniti per Siria e Libano, Tom Barrack, è arrivato in Israele e dovrebbe incontrare Netanyahu.

L’Europa chiede il rafforzamento del cessate il fuoco

Anche l’Unione Europea sollecita un rafforzamento della tregua. Ieri, arrivando al Consiglio Affari Esteri a Bruxelles, il ministro degli Esteri spagnolo Manuel Albares ha definito l’accordo su Gaza un raggio di speranza, sottolineando però che il cessate il fuoco resta troppo fragile e frequentemente violato. La commissaria europea alla gestione delle crisi Hadja Lahbib ha parlato di una situazione drammatica, chiedendo che gli aiuti umanitari entrino a Gaza in modo massiccio e continuo, e ha invocato pressioni più incisive su Israele.

Netanyahu rivendica autonomia

Netanyahu, da parte sua, ha ribadito che Israele si avvicina al completamento della prima fase del piano Trump per Gaza e che le decisioni sulla sicurezza resteranno autonome. La seconda fase dell’intesa prevede il disarmo di Hamas, l’istituzione di un governo tecnocratico transitorio, l’arrivo di una forza internazionale di stabilizzazione e un possibile ritiro israeliano dalla Striscia, oggi controllata per oltre la metà dalle forze di Tel Aviv.

Nuovi raid e crisi umanitaria

Sul terreno, la situazione resta critica. Ieri l’esercito israeliano ha lanciato nuovi raid in diverse aree della Striscia di Gaza, colpendo Rafah, Khan Younis e Jabalia. Attacchi sono stati segnalati anche a est di Gaza City. In Cisgiordania, due palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane, uno dei quali aveva 16 anni. Sul fronte settentrionale, Israele ha colpito nuovamente il Libano, provocando tre morti.

La crisi umanitaria nella Striscia continua intanto ad aggravarsi. Forti piogge hanno inondato per la seconda settimana consecutiva i campi profughi, sommergendo migliaia di tende. Oltre un milione di sfollati vive senza ripari adeguati per l’inverno, mentre la carenza di carburante sta paralizzando gli ospedali. L’Egitto ha predisposto un convoglio straordinario di aiuti e rivendica di aver consegnato, dall’ottobre 2023, oltre 665 mila tonnellate di beni umanitari attraverso i valichi di Rafah e Karm Abu Salem.

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