Mentre la situazione diplomatica rimane impantanata in un intreccio di pressioni, accuse incrociate e nuovi appelli alla pace, il conflitto in Ucraina che continua a consumare il paese e a dividere l’Occidente. Il vice presidente del Consiglio italiano Matteo Salvini sostiene che la guerra sia già persa, ricorda i costi cumulativi per i bilanci occidentali e si dice contrario a sottrarre risorse alla sanità per prolungare il sostegno militare a Kiev, mentre Trump ha già avvertito che gli Stati Uniti non intendono aumentare il proprio impegno finanziario. Il presidente americano spera in un accordo “entro Natale”, e secondo il Financial Times Zelensky avrebbe lamentato delle pressioni degli uomini di Trump per oltre due ore di telefonata sabato, al quale Zelensky si è potuto smarcare dicendo di dover consultare gli alleati europei sulla proposta americana. Per il Cremlino le dichiarazioni rilasciate dal presidente statunitense a Politico sulla non adesione dell’Ucraina alla Nato e sulla perdita di terreno di Kiev sono in linea con la posizione russa. Lavrov ha definito Trump l’unico leader occidentale a comprendere le cause profonde della guerra e ha accusato l’Europa di bloccare artificialmente gli accordi di pace, spingendo Zelensky a combattere fino all’ultimo ucraino. Da Kiev il presidente replica che l’idea di cedere il Donetsk senza combattere è di Mosca, non di Washington, ma conferma che Stati Uniti e Unione Europea non sono ancora pronti a spalancare le porte della Nato. Stanno lavorando a garanzie di sicurezza alternative, assicura.
Volenterosi e la diplomazia
In questo quadro si moltiplicano le iniziative diplomatiche. Ieri Emmanuel Macron ha riferito di una telefonata di quaranta minuti con Trump alla quale hanno preso parte anche il premier britannico Keir Starmer e il cancelliere tedesco Friedrich Merz, con l’obiettivo dichiarato di fare progressi su un possibile accordo. Oggi è prevista una nuova riunione della Coalizione dei Volenterosi, co presieduta da Francia e Regno Unito in videoconferenza, per definire le garanzie di sicurezza da offrire a Kiev e il contributo statunitense. Zelensky ha spiegato che sono in preparazione tre documenti con Usa e partner europei. Un quadro in venti punti che dovrebbe fissare i parametri politici di un eventuale intesa, un accordo sulle garanzie di sicurezza costruito intorno al formato della Coalizione dei Volenterosi e un piano per la ricostruzione economica che dovrà diventare operativo nella fase post bellica o in caso di cessate il fuoco. Mosca però continua ad attaccare anche il versante interno ucraino. La portavoce Zakharova ha definito la promessa di Zelensky di tenere elezioni con garanzie occidentali una scena da teatro delle marionette, mentre il Cremlino ribadisce di puntare a una pace duratura certificata da documenti, non a una semplice tregua.
Ue e asset russi
Sul fronte europeo la discussione si concentra soprattutto sui soldi e sulla strategia di lungo periodo. La presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde ha aperto alla proposta di un prestito comune all’Ucraina finanziato attraverso i proventi generati dagli asset russi congelati. Una misura che, secondo Lagarde, resta eccezionale e non intacca formalmente il titolo di proprietà di Mosca, ma che richiede una grande opera di spiegazione verso i mercati per non alimentare il timore di espropri ricorrenti. Lavrov rovescia la lettura e accusa l’Europa di volere rubare le riserve russe perché non avrebbe altre risorse per finanziare la guerra. La Russia, insiste, non ha intenzione di dichiarare guerra all’Europa, ma promette risposte a ogni azione ostile, compreso l’eventuale invio di contingenti europei in Ucraina o l’esproprio dei beni russi. Intanto la commissaria all’Allargamento Marta Kos è in Ucraina per discutere con i ministri europei dello stato di diritto, delle riforme e della ricostruzione. La visita a una centrale termoelettrica ripetutamente colpita e in fase di ripristino con il sostegno del Fondo di sostegno energetico dell’Ucraina vuole mostrare come gli aiuti europei mirino anche a rafforzare la resilienza energetica del paese, dalle infrastrutture critiche alle reti di teleriscaldamento e alle energie rinnovabili.
Sul terreno
Sul terreno, però, la guerra non si ferma. Il ministero della Difesa russo rivendica nuovi attacchi contro un impianto della difesa ucraina e contro strutture di rifornimento di carburante ed energia a supporto delle forze armate di Kiev, oltre che contro basi temporanee in oltre centoquaranta località. Nella regione di Odessa le autorità ucraine riferiscono di un attacco notturno nel quale la maggior parte dei droni è stata intercettata dalla difesa aerea, ma un obiettivo ha colpito un infrastruttura provocando danni e un piccolo incendio in un magazzino vicino, senza vittime. Mosca annuncia anche l’abbattimento di venti droni ucraini su varie regioni russe, tra cui quelle di Bryansk, Kaluga, Belgorod e l’area della capitale. Sullo sfondo, il quadro umanitario descritto dalle Nazioni Unite resta allarmante. Secondo l’Ufficio Onu per gli affari umanitari i continui attacchi contro le reti elettriche e di riscaldamento stanno lasciando interi quartieri di città come Kharkiv, Odessa e Dnipro senza luce, acqua calda e riscaldamento, mentre le squadre di intervento non riescono più a riparare i danni con la stessa velocità con cui vengono inflitti. Dopo quasi quattro anni di guerra la resilienza della società ucraina non è crollata, ma il margine di resistenza materiale si assottiglia ogni giorno.



