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Mattarella: “Le carceri sono parte della Repubblica”

A Rebibbia il Capo dello Stato rilancia dignità, rieducazione e cultura e denuncia situazioni “inaccettabili”. Il richiamo ai governi alla responsabilità sui diritti umani
giovedì, 11 Dicembre 2025
2 minuti di lettura

Le carceri non devono essere isolate dal resto del Paese: sono parte della Repubblica”. Un messaggio di certo chiaro quello lanciato ieri da Sergio Mattarella nel corso della sua visita all’interno della Casa Circondariale femminile di Rebibbia, a Roma. Un luogo adatto, quello scelto dal Capo dello Stato, per rilanciare con forza il tema della dignità detenuta e della funzione rieducativa della pena, in un momento in cui il sistema penitenziario italiano vive tensioni, carenze strutturali e crescenti allarmi sulle condizioni di vita dentro gli istituti. La visita del Presidente è avvenuta in occasione dell’inaugurazione di Benu, l’installazione permanente dell’artista Eugenio Tibaldi realizzata insieme alle detenute.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Marcello Smarrelli, curatore artistico, ed Eugenio Tibaldi, artista e ideatore dell’opera
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Marcello Smarrelli, curatore artistico, ed Eugenio Tibaldi, artista e ideatore dell’opera

Un progetto che Mattarella ha definito “emblematico ed esemplare”, perché testimonia come la cultura possa diventare un vero strumento di riscatto. “La cultura è il terreno migliore, il più alto per costruire il futuro, per il recupero e la rinascit”», ha ricordato, sottolineando come attività simili favoriscano relazioni, confronto, crescita personale e quindi percorsi concreti verso il reinserimento.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

Il Presidente ha richiamato i 50 anni dell’ordinamento penitenziario, approvato nel 1975, che segnò la fine dei trattamenti disumani e introdusse la concezione moderna della pena come strumento di rieducazione: “Fu una svolta che restituì centralità alla persona, ai suoi diritti e alla possibilità di immaginare un nuovo inizio”. Ma, ha aggiunto, quello spirito va oggi rilanciato: “Occorre che quel messaggio venga raccolto, sviluppato e praticato, perché rappresenta un patrimonio irrinunciabile del nostro Paese”.

Grazie alla polizia penitenziaria

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell'inaugurazione dell’opera d’arte “Benu”
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione dell’inaugurazione dell’opera d’arte “Benu”

A Rebibbia Mattarella ha anche ringraziato la polizia penitenziaria, “ruolo decisivo” nel garantire sicurezza e allo stesso tempo sostenere i percorsi trattamentali, e ha valorizzato il contributo del volontariato, definito “indispensabile per collegare il carcere al mondo esterno”. Presente anche l’Università di Tor Vergata, che da oltre vent’anni collabora con l’istituto per attività artistiche e formative: “È grazie a queste esperienze che gli istituti non sono realtà chiuse, ma parti vive della Repubblica”.

Accanto agli esempi positivi, però, è arrivato un monito severo: “Non dovunque è così: vi sono istituti che presentano condizioni totalmente inaccettabili”, ha denunciato Mattarella. Strutture in cui mancano attività educative, spazi adeguati, opportunità di lavoro o studio, e dove il sovraffollamento esaspera tensioni e fragilità: “Non si può ignorare questa realtà. È nostro dovere intervenire affinché ogni luogo di pena rispetti la dignità umana”. Il Capo dello Stato ha insistito sulla necessità di restituire “prospettive, futuro, ripresa, rinascita” a chi vive la detenzione, ricordando che il carcere riflette la qualità della democrazia: “Il modo in cui trattiamo i più vulnerabili parla di noi come società”.

Il richiamo sui diritti umani

La visita a Rebibbia è coincisa ieri con la ‘Giornata mondiale dei diritti umani’, occasione nella quale Mattarella ha diffuso un messaggio di carattere più ampio ma strettamente connesso al tema della dignità della persona: “Esiste un rapporto inscindibile tra diritti umani e pace”, ha ricordato. “Il rispetto dei primi è premessa essenziale della seconda, mentre l’assenza di pace spegne la speranza di proteggere diritti e libertà». Il Presidente ha richiamato la Dichiarazione Universale del 1948, definendola un “principio rivoluzionario” nato dalle macerie della guerra e ancora oggi messo alla prova. “I diritti umani subiscono molteplici attacchi”, ha detto, citando i conflitti contemporanei che colpiscono civili inermi, le violenze contro donne e minori, l’erosione delle libertà democratiche, il ritorno di razzismo e disuguaglianze: “Fenomeni che la storia aveva già ammonito a non ripetere”, ha osservato con preoccupazione.

Da qui il richiamo alla responsabilità degli Stati: “La Dichiarazione del 1948 non resti solo un enunciato di alti ideali, ma diventi un codice di condotta concreto”, ha chiesto Mattarella, indicando nel rafforzamento del diritto internazionale e delle istituzioni multilaterali la via per evitare che “la violenza prevalga sulle regole”.

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