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Tratto da pag. ufficiale: https://www.libera.it/it

Corruzione, l’allarme di Libera: “Nel 2025 quasi raddoppiate le inchieste, coinvolti oltre mille tra politici, funzionari e imprenditori”

lunedì, 8 Dicembre 2025
2 minuti di lettura

Una rete di “mazzette”, favori, scambi e condizionamenti che attraversa amministrazioni, imprese, professioni e politica: è l’immagine che emerge dal dossier diffuso da Libera alla vigilia della Giornata internazionale contro la corruzione. L’associazione fotografa un anno segnato da un forte aumento delle indagini, in un Paese che, secondo la ricerca, vive un’espansione silenziosa e costante dei fenomeni corruttivi. Dal 1° gennaio al 1° dicembre 2025, Libera ha censito 96 inchieste per corruzione e concussione ricavate da notizie di stampa: circa otto al mese, il doppio rispetto alle 48 dell’anno precedente. A coordinarsi sul tema sono state 49 procure, distribuite in 16 regioni italiane. Gli indagati complessivi sono 1.028, contro i 588 del 2024. Le ipotesi di reato spaziano dalla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio al voto di scambio politico-mafioso, dalla turbativa d’asta all’estorsione aggravata dal metodo mafioso.
Il quadro ricostruito dai magistrati riguarda condotte molto diverse: pagamenti per ottenere false residenze in procedimenti di cittadinanza iure sanguinis, certificati di morte irregolari, appalti nella sanità e nella gestione dei rifiuti, opere pubbliche, licenze edilizie e servizi di refezione scolastica. Non mancano i concorsi universitari pilotati, le indagini per scambi politico-elettorali e i procedimenti che coinvolgono clan mafiosi nelle grandi opere.

“Corruzione regolata”

Secondo Libera, le inchieste – ancora in corso e dunque prive di accertamento definitivo – mostrano una corruzione “regolata” e spesso “sistemica”, sostenuta da figure che, a seconda dei contesti, assumono ruoli di garanzia e coordinamento: dirigenti pubblici, faccendieri, amministratori, imprenditori con relazioni trasversali, esponenti della criminalità organizzata. Tra le persone coinvolte figurano 53 politici, pari al 5,5% del totale, di cui 24 sindaci. Le regioni con il maggior numero di politici indagati sono Campania e Puglia (13 ciascuna), seguite da Sicilia (8) e Lombardia (6). Sul piano territoriale, il numero delle indagini vede in testa il Mezzogiorno, con 48 procedimenti, seguito dal Centro (25) e dal Nord (23). La regione con più inchieste è la Campania (18), davanti al Lazio (12) e alla Sicilia (11). Se invece si considera il numero degli indagati, la Campania mantiene il primato con 219 persone, seguita da Calabria (141), Puglia (110) e Sicilia (98). Nel Nord la regione con più indagati è la Liguria (82), seguita dal Piemonte (80).
La fotografia scattata dall’associazione resta parziale, poiché si basa su agenzie, stampa, comunicati delle procure e delle forze dell’ordine. Ma, per Libera, è comunque un segnale forte. “Oggi la corruzione appare sempre più una componente normale della carriera politica e imprenditoriale”, osserva l’associazione, che parla di una “selezione dei peggiori”, capace di degradare la qualità della vita e dei servizi pubblici.

“Nessuna anomalia”

Un rischio confermato dalla Copresidente nazionale Francesca Rispoli: “La corruzione non è un’anomalia, ma un sistema che assume forme diverse e tecniche sempre più sofisticate. Dalle pratiche più note – la mazzetta, l’appalto truccato, il concorso pilotato – fino a quelle quasi legalizzate, frutto della cattura dello Stato da parte di élite che restano impunite”. Secondo Rispoli, la rassegnazione diffusa e l’indifferenza sociale alimentano un terreno favorevole. “Corruzione e mafie prosperano quando i cittadini le considerano fenomeni invincibili, ma non è così. La loro forza cresce soprattutto dove manca una reazione collettiva”, conclude.

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