La Corte Suprema degli Stati Uniti ha annunciato che esaminerà l’ordine esecutivo del presidente Donald Trump volto a porre fine alla cittadinanza automatica per nascita, una misura che potrebbe ridefinire radicalmente il sistema di immigrazione americano. L’iniziativa, presentata già nel primo giorno del suo mandato, mira a revocare il diritto di cittadinanza ai figli di genitori privi di documenti o con visti temporanei, nati sul suolo americano. Secondo Trump, l’attuale interpretazione del 14° emendamento è stata “distorta” e ha incentivato pratiche abusive come il cosiddetto ‘birth tourism’, ovvero il viaggio negli Stati Uniti al solo scopo di ottenere la cittadinanza per i figli. La proposta ha già superato diversi ostacoli legali e ora approda alla Corte Suprema, dove potrebbe ricevere il via libera definitivo. Se approvata, rappresenterebbe una delle riforme più incisive nella storia della cittadinanza americana, riallineando gli USA alle politiche di altri Paesi sviluppati che non garantiscono automaticamente la cittadinanza per nascita. I sostenitori della misura parlano di una difesa necessaria della sovranità nazionale e di un passo fondamentale per ripristinare il controllo sull’immigrazione. Secondo i dati del Dipartimento della Sicurezza Interna, ogni anno decine di migliaia di bambini ottengono la cittadinanza pur essendo nati da genitori non residenti legalmente. Per l’amministrazione Trump, questo fenomeno rappresenta una falla sistemica che va corretta per garantire equità e sicurezza. La proposta ha suscitato critiche da parte di alcuni stati a guida democratica e organizzazioni per i diritti civili, ma il presidente ha ribadito che “la Costituzione non è un lasciapassare per l’immigrazione illegale”. La Corte Suprema ascolterà le argomentazioni il 15 maggio 2026, e una decisione è attesa entro l’estate. Se confermata, l’abolizione dello ius soli segnerà una nuova era per la cittadinanza americana.



