Il fronte diplomatico sulla guerra in Ucraina continua a muoversi su più tavoli, mentre Mosca insiste sulla linea dura e Washington tenta di accelerare i colloqui. Vladimir Putin, in visita ufficiale in India, ha rilanciato l’ultimatum sul Donbass: Kiev dovrebbe “lasciare completamente” le regioni occupate o la Russia “le prenderà con la forza”. Parole pronunciate alla vigilia dei colloqui con il premier Narendra Modi, che ieri ha accolto il presidente russo con una cena privata definita “cordiale e costruttiva”.
Il Cremlino ha ribadito allo stesso tempo che, sul piano negoziale, la collaborazione con gli Stati Uniti sta proseguendo, mentre quella con l’Unione europea è “inesistente”. “Gli europei avanzano richieste inaccettabili e non contribuiscono a un accordo tra Washington e Mosca”, ha affermato il consigliere presidenziale Yuri Ushakov, lasciando intendere che un vertice diretto Putin Trump potrebbe avvenire “naturalmente” nelle prossime settimane.
Putin ha ringraziato Modi per l’“attenzione e gli sforzi” sulla crisi ucraina e ha rivelato che con gli Stati Uniti è in corso la stesura di una “possibile dichiarazione di pace”. Mosca e Washington avrebbero discusso nelle ultime ore di alcuni punti chiave, anche nel quadro del colloquio segreto tenuto martedì al Cremlino con gli emissari americani Steve Witkoff e Jared Kushner.
Incontro
Intanto a Miami si è concluso l’incontro tra la delegazione ucraina guidata da Rustem Umerov e i negoziatori statunitensi. Nessun dettaglio è trapelato, ma la tappa americana fa parte della stessa traiettoria che ha portato Witkoff e Kushner prima a Mosca e poi a un nuovo giro di consultazioni europee.
Donald Trump, durante la cerimonia dell’albero di Natale alla Casa Bianca, ha rafforzato il messaggio: “Stiamo portando la pace in tutto il mondo. Sull’Ucraina penso che prima o poi ci arriveremo”. Il presidente americano ha definito “inutili” le recenti perdite ucraine e ha insistito sulla necessità di fermare l’escalation.
A confermare uno spiraglio è anche il vicepresidente JD Vance: “Abbiamo fatto molti progressi, ma non siamo ancora al traguardo. Spero in buone notizie nelle prossime settimane”. Vance ha descritto la guerra come una “fonte perenne di frustrazione” per l’intera Casa Bianca, che inizialmente aveva immaginato un accordo più semplice da raggiungere.
Nel frattempo Washington ha alleggerito alcune restrizioni su Lukoil, colosso petrolifero russo, segnale che molti a Mosca leggono come un gesto distensivo nell’ambito dei negoziati. La Russia, da parte sua, si muove parallelamente sul piano energetico, proponendosi come fornitore stabile per l’India. “Siamo pronti a continuare a fornire petrolio, gas e carbone senza interruzioni”, ha dichiarato Putin accanto a Modi.
Il documento sulla sicurezza nazionale pubblicato dalla Casa Bianca aggiunge un altro elemento: gli Usa vogliono “mettere fine alla percezione di una Nato in perpetua espansione” e considerano una rapida cessazione delle ostilità “un interesse fondamentale” per la propria sicurezza strategica.
Se sul fronte americano prevale un cauto ottimismo, in Europa il clima resta teso. Emmanuel Macron, volato a Pechino, ha lanciato un monito all’Ue: non bisogna dare per scontato il sostegno americano a Kiev. Washington, secondo il presidente francese, potrebbe cambiare linea in modo improvviso se la sua strategia negoziale lo richiedesse.
Al termine dell’incontro con Xi Jinping, Francia e Cina hanno diffuso una dichiarazione congiunta in cui affermano il sostegno agli sforzi per “cessate il fuoco e ripristino della pace basati sul diritto internazionale”. Un documento breve ma significativo, soprattutto alla luce del nuovo ruolo che Pechino sta cercando di ritagliarsi nella crisi.



