Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha accolto alla Casa Bianca i leader della Repubblica Democratica del Congo e del Ruanda per la firma di un accordo di pace destinato a segnare una svolta nella tormentata storia della regione dei Grandi Laghi. La cerimonia, seguita da diplomatici, osservatori internazionali e rappresentanti delle Nazioni Unite, ha sancito la fine di anni di tensioni e scontri armati che hanno provocato migliaia di vittime e milioni di sfollati. L’intesa prevede il ritiro delle truppe dalle aree contese, la creazione di una commissione congiunta di sicurezza e un piano di cooperazione economica volto a favorire lo sviluppo delle comunità locali, spesso colpite da povertà e instabilità. Trump ha definito l’accordo “una vittoria per la pace e per il futuro dell’Africa”, sottolineando il ruolo degli Stati Uniti come garanti del processo. “Quando i popoli scelgono la pace, il mondo intero vince”, ha dichiarato, ribadendo l’impegno americano a sostenere la stabilità regionale e a promuovere investimenti che possano trasformare il tessuto economico della zona. I presidenti di Congo e Ruanda, stringendosi la mano davanti ai giornalisti, hanno parlato di “nuova era di fiducia reciproca”, impegnandosi a voltare pagina dopo decenni di rivalità etniche e dispute territoriali. Le Nazioni Unite hanno salutato l’accordo come “un passo cruciale verso la stabilità regionale”, mentre gli analisti avvertono che la vera sfida sarà garantire l’attuazione concreta degli impegni, in un contesto segnato da interessi economici legati alle risorse minerarie e da fragili equilibri politici. La firma alla Casa Bianca rappresenta non solo un successo diplomatico per Trump, ma anche un segnale di rinnovata attenzione internazionale verso l’Africa centrale, spesso trascurata nelle agende globali.



