Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato ricevuto all’Eliseo da Emmanuel Macron per la sua decima visita in Francia dall’inizio dell’invasione russa. Accolto insieme alla moglie Olena con un abbraccio sul tappeto rosso, il leader ucraino ha dedicato diverse ore di colloquio al presidente francese, concentrandosi su come avvicinare la fine della guerra e su quali garanzie di sicurezza possano rendere duraturo un futuro accordo di pace. Da Parigi Zelensky e Macron hanno tenuto una videoconferenza con l’inviato di Donald Trump, Steve Witkoff, e il capo negoziatore ucraino Rustem Umerov, impegnati a loro volta a Miami in un nuovo round di trattative sul piano americano. In seguito i due capi di Stato hanno sentito il premier britannico Keir Starmer, vari leader di Germania, Polonia, Italia, Norvegia, Finlandia, Danimarca e Paesi Bassi, oltre ai vertici delle istituzioni europee e al segretario generale della Nato Mark Rutte, in un fitto coordinamento occidentale. Zelensky ha ribadito che la pace deve essere non solo rapida ma anche stabile. In un messaggio sui social ha spiegato che la guerra deve finire il prima possibile, ma che l’Ucraina ha bisogno di un assetto che garantisca nel tempo sovranità e sicurezza. Dopo Parigi, oggi il presidente effettuerà la sua prima visita ufficiale in Irlanda, dove incontrerà il Taoiseach Micheal Martin e le autorità del Paese.
Miami, il nodo dei confini con la Russia
Intanto sul tavolo dei negoziati in Florida resta il nodo più sensibile, quello dei confini. Secondo fonti ucraine, il round di domenica a Miami è stato lungo e difficile ma produttivo, con una discussione nel merito sulle linee che dovrebbero separare in futuro Ucraina e Russia. Secondo il sito Axios, Washington spinge perché Kiev ceda l’intero Donbass in cambio della firma di Vladimir Putin. Le parti non hanno però ancora trovato un testo condiviso del piano di pace. Umerov ha definito i colloqui costruttivi e proficui, sottolineando che l’obiettivo resta un Ucraina forte e prospera e che ogni soluzione deve tutelare gli interessi nazionali. Zelensky, dopo aver ricevuto un primo resoconto, ha parlato di dialogo costruttivo e ha ringraziato gli Stati Uniti e il team di Trump per il tempo dedicato al dossier, ricordando che aspetta un rapporto completo dal suo delegato prima di decidere le prossime mosse. Dal canto suo Trump ha dichiarato in viaggio sull’Air Force One di vedere buone probabilità di arrivare a un accordo, pur denunciando che la corruzione a Kiev non aiuta il processo. Il presidente americano ha assicurato che i colloqui stanno andando bene e che l’obiettivo è fermare le uccisioni, ma ha chiarito di non avere una scadenza precisa per la firma di un eventuale intesa.
Witkoff a Mosca, il Cremlino conferma l’incontro
Il prossimo passaggio chiave sarà oggi a Mosca, dove Witkoff è atteso per un faccia a faccia con Putin. Il Cremlino ha confermato che l’incontro si terrà nel pomeriggio. L’Europa guarda a questo appuntamento con una certa inquietudine. L’alta rappresentante Kaja Kallas ha avvertito che esiste il rischio che la pressione ricada sulla parte più debole, cioè l’Ucraina, spinta a concessioni unilaterali pur essendo la vittima dell’aggressione russa.
Ue, asset russi e pressioni
Kallas ha insistito sul fatto che non è nell’interesse di nessuno piegare Kiev invece di esercitare pressione su Mosca e ha ricordato che la Russia deve risarcire i danni causati. In questo quadro la proposta di usare i profitti dei beni sovrani russi congelati per un prestito a favore di Kiev è considerata da Tallinn la base giusta per finanziare la ricostruzione. Anche la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha parlato di buoni progressi sul fronte del finanziamento, annunciando che in settimana verranno presentate le proposte legali sugli asset russi e sul nuovo prestito di riparazione. Secondo la commissaria, l’Unione resta unita nel sostegno a un accordo che garantisca pienamente la sovranità dell’Ucraina e rafforzi allo stesso tempo la capacità di difesa europea. Il clima all’interno dei Ventisette resta però teso. Il Belgio mantiene riserve sui rischi giuridici legati all’uso dei beni congelati, ma Kallas ha spiegato che gli altri Stati membri sono pronti a condividere oneri e responsabilità pur di sbloccare il pacchetto pluriennale di aiuti. L’impegno dichiarato è di non lasciare il Consiglio europeo di dicembre senza una soluzione stabile per il finanziamento di Kiev.
La guerra sul terreno
Sul terreno intanto la guerra continua. A Dnipro il bilancio dell’ultimo raid russo è salito a quattro morti e 22 feriti e il ministero dell’Energia ucraino ha segnalato nuove interruzioni di corrente in diverse regioni, tra cui Kharkiv, Dnipropetrovsk e Kherson. Lo Stato maggiore di Kiev parla di oltre centosettanta scontri in ventiquattro ore lungo il fronte e di migliaia di bombardamenti e droni kamikaze impiegati dalle forze di Mosca. Secondo una analisi dell’Institute for the Study of War citata dall’agenzia francese Afp, a novembre l’esercito russo ha realizzato la maggiore avanzata territoriale dall’anno scorso, portando al 19,3 per cento la porzione di territorio ucraino sotto controllo di Mosca. Un dato che rafforza la sensazione di una settimana decisiva, in cui la diplomazia prova a colmare la distanza tra il fronte e il tavolo dei negoziati.



