Una catastrofe naturale di proporzioni drammatiche ha colpito Sri Lanka e Indonesia, dove piogge torrenziali hanno provocato alluvioni e frane che hanno causato la morte di oltre 300 persone. Le autorità locali parlano di un bilancio destinato a crescere, mentre migliaia di famiglie sono state costrette ad abbandonare le proprie case. In Sri Lanka, le precipitazioni record hanno sommerso interi villaggi, distrutto infrastrutture e isolato comunità rurali. Le squadre di soccorso, supportate dall’esercito, stanno cercando di raggiungere le zone più remote, ma le strade impraticabili e i ponti crollati rendono difficili le operazioni. Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza e ha chiesto assistenza internazionale. In Indonesia, la situazione è altrettanto grave: la provincia di Sumatra è stata travolta da frane che hanno sepolto decine di abitazioni. Le immagini diffuse dai media mostrano fiumi di fango che scorrono tra le città e residenti che cercano di recuperare beni essenziali tra le macerie. Le autorità hanno allestito centri di accoglienza per gli sfollati e avviato campagne di vaccinazione per prevenire epidemie legate all’acqua contaminata. La comunità internazionale ha espresso solidarietà. Le Nazioni Unite hanno promesso aiuti immediati, mentre diversi Paesi asiatici hanno inviato squadre di soccorso e forniture mediche. Organizzazioni umanitarie denunciano però la fragilità dei sistemi di prevenzione e la mancanza di infrastrutture resilienti, che rendono queste regioni particolarmente vulnerabili ai disastri naturali. Gli esperti ricordano che il cambiamento climatico sta intensificando la frequenza e la gravità degli eventi meteorologici estremi. Sri Lanka e Indonesia, già segnate da fragilità economiche e sociali, si trovano ora di fronte a una sfida enorme: ricostruire le comunità colpite e rafforzare la capacità di risposta a emergenze che rischiano di diventare sempre più frequenti.
Sri Lanka e Indonesia devastate da alluvioni e frane: oltre 300 morti
