Oltre 250 cittadini indiani sono stati rimpatriati dalla Thailandia dopo essere fuggiti da centri di truffe informatiche situati nella regione di Myawaddy, in Myanmar. I rimpatriati facevano parte di un gruppo più ampio di persone liberate da quelle che le autorità definiscono “scam cities”, ovvero complessi gestiti da organizzazioni criminali transnazionali che sfruttano lavoratori migranti per compiere frodi online, truffe romantiche, furti di criptovalute e scommesse illegali. Secondo il Ministero degli Esteri indiano, il rimpatrio è stato organizzato in collaborazione con le ambasciate di Nuova Delhi in Myanmar e Thailandia, dopo che le autorità thailandesi avevano accolto i fuggitivi in centri di raccolta temporanei al confine. Il volo charter è partito da Mae Sot il 6 novembre, diretto a New Delhi, con a bordo 166 persone già identificate come vittime di tratta. Le operazioni di salvataggio sono state rese possibili grazie a una cooperazione trilaterale tra Cina, Thailandia e Myanmar, che ha portato allo smantellamento di decine di centri illegali e alla liberazione di oltre 7.000 persone di varie nazionalità, tra cui indiani, cinesi, nepalesi e filippini. Molti dei rimpatriati hanno raccontato di essere stati attirati con false promesse di lavoro nel settore tecnologico, per poi essere costretti a lavorare in condizioni di semi-schiavitù, sotto minaccia fisica e sorveglianza armata. Alcuni erano stati venduti più volte tra gruppi criminali, e privati dei documenti di identità. Il governo indiano ha promesso assistenza psicologica e legale ai rimpatriati, e ha avviato un’indagine per identificare le agenzie di reclutamento coinvolte. Il ministro degli Interni ha dichiarato che “nessun cittadino indiano deve essere abbandonato in mano a reti criminali” e ha chiesto un rafforzamento dei controlli sui flussi migratori verso il Sudest asiatico.



