Il Medio Oriente è stato scosso da nuovi bombardamenti israeliani sul Libano meridionale. La missione delle Nazioni Unite (Unifil) ha denunciato violazioni “chiare e gravi” della Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza, che dal 2006 regola i rapporti tra Israele e Hezbollah. Secondo la nota diffusa dalla missione, almeno cinque attacchi aerei israeliani hanno colpito località come Tayr Dibbah, Taibe e Ayta al Jabal, all’interno dell’area di competenza dei caschi blu. “Ogni azione militare di tale portata mette in pericolo i civili e mina i progressi politici raggiunti”, ha ammonito Unifil, chiedendo a entrambe le parti di “rispettare gli obblighi internazionali e astenersi da qualsiasi escalation”.
Mentre il confine libanese resta instabile, in Cisgiordania l’esercito israeliano ha condotto nuove incursioni e arresti in diverse città, da Betlemme a Nablus, fino ad Abu Dis, dove due fratelli minorenni sono stati fermati. Sempre in Cisgiordania, due palestinesi che avevano lanciato una molotov nei pressi di Ramallah sono stati uccisi dai soldati israeliani. Anche nella Striscia la pace resta lontana. Le Nazioni Unite hanno denunciato che “ogni giorno si registrano esplosioni e vittime nelle aree di Gaza sotto controllo israeliano”.
Secondo il portavoce Farhan Haq, le detonazioni avvengono soprattutto “a est di Khan Younis, nella città di Gaza e nei governatorati di Deir al Balah e Rafah”. Nel tentativo di mitigare la crisi umanitaria, l’Unicef, l’Unrwa e l’Oms hanno annunciato il lancio di una campagna di vaccinazione che punta a raggiungere 44.000 bambini nella Striscia. Molti di loro, a causa di due anni di guerra, non hanno mai ricevuto le dosi essenziali contro morbillo, parotite, rosolia e altre malattie prevenibili. Il programma prevede anche screening per la malnutrizione e cure nei centri ospedalieri sostenuti dall’Oms.
Sempre ieri, sette associazioni di magistrati e avvocati italiani hanno aderito al protocollo di collaborazione tra l’Anm e l’Unicef per sostenere l’infanzia di Gaza. L’accordo, firmato a fine settembre, prevede campagne di sensibilizzazione e raccolta fondi per i minori colpiti dal conflitto. “È un segnale concreto di solidarietà verso chi sta pagando il prezzo più alto della guerra”, ha commentato il presidente dell’Unicef Italia, Nicola Graziano.
ONU: “Riconoscere l’ecocidio come crimine”
Alla stessa seduta del Consiglio di Sicurezza, il direttore esecutivo del Programma ONU per l’Ambiente, Inger Andersen, ha presentato un quadro drammatico della devastazione ambientale: “A Gaza è scomparso il 97 per cento delle colture arboree e l’acqua è contaminata da munizioni e liquami. Le guerre non lasciano solo città distrutte, ma terre morte e fiumi avvelenati”. L’esperto di diritto internazionale Charles C. Jalloh ha chiesto di riconoscere l’“ecocidio” come crimine internazionale al pari dei crimini di guerra, per colmare le lacune del sistema giuridico attuale. “Proteggere il pianeta significa impedire che la guerra metta radici nella terra”, ha concluso.
Trump: “Forza internazionale a Gaza”
Nel frattempo, Donald Trump ha annunciato alla Casa Bianca che il Kazakistan è “il primo Paese del mio secondo mandato ad aderire agli Accordi di Abramo”, siglati nel 2020 per la normalizzazione dei rapporti tra Israele e diversi Stati musulmani. “È un passo importante verso la costruzione di ponti in tutto il mondo”, ha dichiarato il presidente americano, aggiungendo che altri Paesi sarebbero pronti a unirsi “al club della pace”. Trump ha anche confermato che “molto presto sarà dispiegata a Gaza una forza internazionale di stabilizzazione”, in linea con la bozza di risoluzione presentata dagli Stati Uniti alle Nazioni Unite. “La tregua tiene, e la situazione sta migliorando”, ha assicurato il leader americano, definendo Hamas “una parte molto piccola del conflitto”.
Domiciliari per l’ex avvocato dell’Idf
Intanto a Gerusalemme l’ex avvocato generale dell’esercito, Yifat Tomer-Yerushalmi, è stata posta ai domiciliari dal tribunale di Tel Aviv. L’ufficiale è sospettata di aver favorito la diffusione di un video che mostrava soldati israeliani maltrattare un detenuto palestinese. Le è stato vietato di contattare gli altri indagati fino a fine anno.
Siria ringrazia Washington per revoca sanzioni
In un contesto regionale ancora fragile, la Siria ha ringraziato Washington per la revoca delle sanzioni contro il presidente Ahmed al-Sharaa, considerandola “un segnale di fiducia nella leadership siriana”. Ma al di là dei gesti simbolici, la tensione resta alta. Le bombe, le crisi umanitarie e le nuove alleanze dimostrano quanto sia difficile parlare davvero di pace in Medio Oriente, anche mentre si moltiplicano gli appelli alla stabilità.



