Alla vigilia del 28 ottobre, torna a salire la temperatura politico-militare sulla guerra in Ucraina. In volo verso Tokyo, Donald Trump ha definito “non appropriato” l’annuncio russo del test del Burevestnik a propulsione nucleare, invitando Vladimir Putin a “far cessare la guerra” invece di collaudare nuovi ordigni. Il Cremlino replica per bocca di Dmitry Peskov: lo sviluppo di sistemi d’arma serve a garantire la sicurezza nazionale di fronte a un’Europa “militarista e in preda a isteria russofoba”.
L’intelligence norvegese colloca il lancio dall’arcipelago di Novaya Zemlya, nel Mare di Barents. Intanto Volodymyr Zelensky, in un’intervista ad Axios, parla di dieci giorni di lavoro con alleati europei e Stati Uniti su un “piano breve” per un cessate il fuoco, sulla falsariga del modello proposto da Keir Starmer dopo l’incontro alla Casa Bianca. Resta però scettico sulla disponibilità di Putin. Da Mosca il vice ministro Mikhail Galuzin gela la bozza europea a 12 punti: “nessuna illusione”, l’Occidente è stato “irresponsabile” e ora chiede una tregua “senza condizioni”.
Contemporaneamente al Cremlino, Putin ha ricevuto la ministra degli Esteri nordcoreana Choe Son Hui e ha parlato di relazioni che “proseguono come previsto”. Sergey Lavrov ha esaltato le “gesta” dei soldati nordcoreani nella regione di Kursk, ulteriore segnale dell’asse Mosca-Pyongyang che inquieta le capitali occidentali. Da parte sua Kiev ha invitato l’inviato Usa Steve Witkoff a visitare il Paese. Budapest si candida ancora a ospitare colloqui Russia-Usa “in qualsiasi momento”, mentre Viktor Orbán, atteso a Washington, insiste contro le sanzioni energetiche e avverte della “febbre di guerra”.
Sul fronte Ue, Antonio Costa sollecita la Cina a contribuire a fermare l’aggressione; da Roma Antonio Tajani conferma nuovi aiuti a Kiev escludendo invio di truppe o uso di armi in territorio russo. Per Berlino il deputato Johann Wadephul definisce “giustificabile” il debito per la difesa: “ogni euro speso per l’Ucraina è ben speso”.
Il campo di battaglia e la guerra dei droni
Nella notte tra domenica e lunedì, nuove ondate di droni hanno colpito in entrambe le direzioni: Kiev parla di 100 velivoli russi lanciati contro l’Ucraina, 66 neutralizzati; Mosca sostiene di aver abbattuto decine di droni diretti verso la capitale e denuncia un morto e cinque feriti nella regione di Bryansk.
Zelensky bolla come “menzogna” le affermazioni russe su accerchiamenti ucraini a Kupyansk e Pokrovsk, dove l’esercito di Kiev rafforza le posizioni contro infiltrazioni nemiche. A Zaporizhzhia un 44enne è stato ucciso dall’artiglieria; nella regione di Sumy si registrano blackout dopo attacchi alle infrastrutture energetiche. Da Donetsk, le autorità filorusse riferiscono due donne uccise da un drone ucraino. La Procura generale ucraina aggiorna il bilancio dei minori: 661 uccisi dal 2022, oltre 19 mila deportati.
Industria bellica e controllo nucleare
Il gruppo svedese Saab valuta un sito di assemblaggio dei caccia Gripen in Ucraina, nell’ambito di un possibile ordine fino a 150 velivoli. Sul versante nucleare, Putin firma la denuncia formale dell’accordo con gli Stati Uniti sul ritrattamento del plutonio, già sospeso dal 2016, chiudendo un capitolo simbolico del controllo degli armamenti post-Guerra fredda.
Frontiere e sicurezza in Europa
La Lituania chiude a tempo indeterminato i valichi con la Bielorussia dopo la terza notte di violazioni dello spazio aereo con palloni aerostatici. In Polonia due cittadini ucraini vengono arrestati a Katowice con accuse di spionaggio e ricognizione su infrastrutture critiche. Sul caso Nord Stream, una corte d’appello italiana conferma l’estradizione in Germania di un cittadino ucraino identificato come Serhii K., con ricorso annunciato in Cassazione. Sullo sfondo, il presidente della Federcalcio russa Alexander Dyukov lancia la provocazione: “pronti a ospitare Euro 2032 al posto dell’Italia”.



