A più di due settimane dal cessate il fuoco, la fragile tregua tra Israele e Hamas continua a reggere tra tensioni, negoziati e operazioni di recupero dei corpi degli ostaggi uccisi durante la guerra. Squadre della Croce Rossa internazionale e unità tecniche egiziane sono entrate ieri nella Striscia di Gaza, lavorando a Rafah e nella zona di al-Mawasi per individuare i resti dei 13 ostaggi israeliani ancora dispersi. Secondo il Times of Israel, il premier Benjamin Netanyahu ha approvato personalmente l’ingresso del convoglio egiziano, composto da camion e macchinari pesanti, destinato a “localizzare esclusivamente gli ostaggi assassinati”.
Filmati diffusi da Al-Araby e Al-Jazeera mostrano operatori della Croce Rossa e membri di Hamas nell’area ovest di Rafah e nella cosiddetta “Linea Gialla” di Gaza City, dove le forze israeliane mantengono ancora il controllo. Il Comitato Internazionale della Croce Rossa, in una nota, ha confermato di “operare come intermediario neutrale su richiesta delle parti per facilitare la restituzione dei resti degli ostaggi non più in vita”, precisando di non poter fornire ulteriori dettagli “per garantire la sicurezza delle persone coinvolte”. L’intervento egiziano arriva dopo che, a metà ottobre, una missione di soccorritori turchi con lo stesso scopo era rimasta bloccata al confine per mancanza di autorizzazione israeliana.
Hamas: “Nessun pretesto per riprendere la guerra”
In un’intervista ad Al Jazeera, il capo negoziatore di Hamas Khalil al-Hayya ha dichiarato che il movimento islamista “non darà a Israele alcun pretesto per riprendere la guerra” e che “oggi entreremo in nuove aree della Striscia per cercare i corpi degli ostaggi”. Lo stesso al-Hayya ha affermato che Hamas ha consegnato il controllo amministrativo di Gaza a un comitato temporaneo palestinese e che “se l’occupazione finirà, le armi di Hamas saranno consegnate allo Stato”. “Accettiamo la presenza di forze ONU come controllori del cessate il fuoco – ha aggiunto – ma Israele continua a ritardare l’arrivo degli aiuti: Gaza ha bisogno di 6.000 camion al giorno, non di 600”. I familiari degli ostaggi, tuttavia, denunciano che Hamas non avrebbe ancora rispettato pienamente l’accordo, avendo restituito solo 17 dei 30 corpi previsti. Per questo Israele aveva valutato la possibilità di bloccare gli aiuti umanitari a Gaza per fare pressione su Hamas, ma Donald Trump avrebbe posto il veto alla misura per evitare “il collasso del cessate il fuoco”. Fonti americane citate dall’emittente parlano di una “linea rossa” del presidente: “Mettere a rischio gli aiuti umanitari non è accettabile”. Trump, in viaggio verso l’Asia, ha incontrato l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani sull’Air Force One, ringraziandolo per il ruolo di mediazione e assicurando che “il Medio Oriente resterà sicuro per molto tempo”. Il presidente statunitense ha anche annunciato l’arrivo “a breve di un nuovo contingente internazionale a Gaza”, che potrebbe includere truppe qatarine.
Fase 2 dei negoziati
Durante la riunione di gabinetto, Netanyahu ha ribadito che Israele non ha bisogno di alcun via libera per difendersi e che “la politica di sicurezza è nelle nostre mani”. Ha inoltre precisato che Israele manterrà il diritto di veto sui Paesi che parteciperanno alla forza multinazionale prevista dall’accordo mediato da Washington: “Determineremo noi quali forze sono inaccettabili. Non accetteremo la partecipazione della Turchia”. Intanto il ministro della Difesa Israel Katz ha annunciato di aver ordinato all’Idf di distruggere i tunnel di Hamas lungo la Linea Gialla, ancora sotto controllo israeliano, affermando che “il 60% delle strutture è intatto” e che la loro eliminazione è “la missione centrale” dell’esercito. Intanto il segretario di Stato americano Marco Rubio, in viaggio tra Israele e Qatar, ha rivelato che la cooperazione d’intelligence tra Washington, Tel Aviv e i mediatori arabi ha permesso di sventare un attacco di Hamas che avrebbe potuto compromettere la tregua. Rubio ha annunciato che il generale Dan Caine, capo di Stato maggiore Usa, è atteso a Tel Aviv la prossima settimana per discutere i dettagli della forza di stabilizzazione a Gaza. A Il Cairo proseguono intanto i colloqui per la cosiddetta “Fase 2” del piano di pace americano, che dovrebbe definire il nuovo assetto politico e di sicurezza della Striscia.
“Osare la pace”
Sul fronte simbolico e spirituale, la capitale italiana ha accolto ieri l’apertura dell’incontro internazionale di Sant’Egidio “Osare la pace”, inaugurato da una messa nella basilica di San Giovanni in Laterano, celebrata dal cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme. Davanti a duemila fedeli e con la partecipazione di cardinali provenienti da Kiev, Baghdad, Kinshasa e Bologna, Pizzaballa ha ammonito che “la pace non è una tregua ma l’ascolto delle ragioni dell’altro”. Nel pomeriggio, alla presenza del presidente Sergio Mattarella, si è aperta la sessione plenaria, con il presidente della Comunità Marco Impagliazzo che ha invitato a “mobilitare politica, cultura e religioni perché il nostro destino non sia la guerra ma la pace”.



