Nella Legge di Bilancio 2026 prende forma la “rottamazione quinquies”, una nuova definizione agevolata dei carichi fiscali, rivolta solo a chi ha presentato la dichiarazione dei redditi ma ha omesso il pagamento. Esclusi, invece, coloro che non hanno mai dichiarato o sono stati oggetto di accertamento. Una scelta di rigore, chiara nella posizione del ministro Giorgetti: “non è un condono per chi ha fatto il furbo”. Il governo intende infatti distinguere i contribuenti in difficoltà da chi, sistematicamente, evade.
Potranno essere sanati i debiti affidati all’agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2023, compresi quelli relativi a tributi locali come IMU, TARI e multe stradali, purché gestiti da ADER. Chi è in regola con la rottamazione quater non potrà “traslocare” nella quinquies per gli stessi debiti. Si pagheranno solo il capitale e le spese esecutive, con la cancellazione di interessi di mora, aggio e sanzioni. Nessuna sanatoria, quindi, ma un rientro “pulito” basato sulla sola imposta dovuta.
Il piano di rientro potrà estendersi fino a 9 anni, con 54 rate bimestrali di pari importo. Non è prevista una rata minima iniziale, ma sarà applicato un interesse del 4% annuo a partire da agosto 2026. Tuttavia, la misura non è priva di rigore: due rate non pagate, anche non consecutive, faranno decadere il beneficio, con l’obbligo di pagare subito l’intero debito residuo. Nessuna possibilità di nuova rateizzazione.
Questa volta, la “pace fiscale” non è un regalo di fine legislatura, ma un provvedimento serio, mirato e selettivo. Niente scorciatoie per i soliti noti, ma un’opportunità concreta per chi è rimasto indietro non per dolo, ma per necessità. Viene così tracciata una linea di merito fiscale: dentro chi ha agito con trasparenza; fuori chi ha giocato a nascondino con il Fisco. Il principio della lealtà fiscale torna al centro.
La vera incognita resta il gettito atteso, perché il successo della misura dipenderà dalla capacità di pagamento dei contribuenti e dall’efficienza della riscossione. Inoltre, per i tributi locali non gestiti da ADER, l’adesione alla rottamazione sarà possibile solo se l’ente approva una delibera. Una responsabilità che ricade sui Comuni, spesso più inclini a cartolarizzare i crediti che a cercare un vero recupero.
La rottamazione quinquies non è un colpo di spugna, ma una via d’uscita per chi ha scelto la legalità, pur senza riuscire a onorarla. Lo Stato tende la mano a chi non si è nascosto, segnando così un cambio di passo: meno indulgenza verso i furbetti, più fiducia in chi ha agito con trasparenza.