In un passo significativo della sua politica migratoria, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato la firma di un accordo con il Belize, che diventa ufficialmente un “paese terzo sicuro” per i richiedenti asilo diretti negli USA. L’intesa, siglata a margine di un vertice interamericano sulla sicurezza, consente a Washington di trasferire migranti verso il piccolo Stato centroamericano, in attesa della valutazione delle loro domande. “Stiamo proteggendo i confini e restituendo ordine al sistema,” ha dichiarato Trump, definendo l’accordo “una vittoria per la sicurezza nazionale e per la sovranità americana”. Il Belize, da parte sua, ha garantito che i migranti accolti riceveranno assistenza umanitaria e protezione legale, in linea con gli standard internazionali. L’intesa rientra in una strategia più ampia di repressione dell’immigrazione irregolare, che include il rafforzamento del muro al confine con il Messico, l’espansione dei centri di detenzione e la limitazione dei visti umanitari. Il Belize si aggiunge a una lista di paesi — tra cui Guatemala e Honduras — già coinvolti in accordi simili durante il primo mandato di Trump. Le organizzazioni per i diritti umani hanno espresso preoccupazione per le condizioni di accoglienza e per la mancanza di legami tra i migranti e il territorio beliziano. “Molti di questi richiedenti asilo non hanno alcuna connessione con il Belize,” ha dichiarato Human Rights Watch, “e rischiano di essere esposti a vulnerabilità e abusi.” Il governo beliziano, guidato dal primo ministro John Briceño, ha difeso l’accordo come “un’opportunità per rafforzare la cooperazione regionale e attrarre investimenti americani nel settore della sicurezza e dell’assistenza sociale”. Con questa mossa, Trump consolida la sua linea dura sull’immigrazione, trasformando il Belize in un nodo strategico della sua architettura di contenimento.
