Ieri la partita ucraina si è spostata su tre tavoli: Washington, Bruxelles e Budapest. Dopo l’incontro alla Casa Bianca, descritto da diversi media come “teso”, Donald Trump ha ribadito l’obiettivo di chiudere subito le ostilità: “Basta morti, basta spari. Fermatevi dove siete e lasciamo che la storia decida chi ha vinto”. Un messaggio che, di fatto, congela per ora la richiesta di Kiev sui missili da crociera Tomahawk: secondo le ricostruzioni, Trump avrebbe frenato, pur senza pronunciare un “no” definitivo. Volodymyr Zelensky ha confermato: “Non ha detto no, ma nemmeno sì”. La questione resta quindi in sospeso. Zelensky la considera decisiva: “Putin teme quei missili”, ha detto alla Nbc, rimarcando come una decisione positiva cambierebbe il calcolo strategico del Cremlino. Ma la Casa Bianca vuole evitare mosse percepite come escalation mentre tenta di aprire un canale diretto con Mosca a Budapest. Trump, prima di partire per la Florida, ha rilanciato la sua formula: congelare le linee attuali, “che entrambi rivendichino la vittoria”, e far ripartire la diplomazia.
L’Europa si coordina dopo il colloquio con Zelensky
L’Europa, reduce dal colloquio con Zelensky, prova a muoversi in modo coordinato. In una call congiunta con i leader Ue e della Nato, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha scandito la priorità: “Ora l’Ucraina ha bisogno di un piano di pace”. Linea condivisa dal presidente del Consiglio europeo António Costa, dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen e dal segretario generale della Nato Mark Rutte, insieme ai capi di governo di Regno Unito, Italia, Finlandia, Norvegia e Polonia. Donald Tusk ha riassunto lo spirito del fronte europeo: “La solidarietà con l’Ucraina è più importante che mai”. Secondo Berlino, i Ventisette lavorano a un rafforzamento della pressione su Mosca — incluso il 19° pacchetto di sanzioni — e all’uso dei proventi dei beni russi congelati a sostegno di Kiev.
Zelensky: prima il cessate il fuoco, poi i confini
Zelensky, nel riferire agli alleati i contenuti del “confronto produttivo e approfondito” con Trump, ha indicato la sequenza di lavoro: prima un cessate il fuoco, poi il negoziato su questioni che restano “le più difficili”, a partire dai territori. Il presidente ucraino ha visto anche i principali think tank statunitensi per discutere di soluzioni operative al fronte e di garanzie di sicurezza. Intanto, secondo la Direzione d’intelligence del ministero della Difesa ucraino, tra novembre 2024 e luglio 2025 oltre 25 mila militari del Distretto militare centrale russo avrebbero disertato: un dato che Kiev collega a condizioni di servizio “intollerabili”, ma che non trova conferme indipendenti.
Orban: “Budapest può portare alla pace”
Nel frattempo Viktor Orban ha rivendicato per Budapest un ruolo di snodo negoziale. Il premier ungherese sostiene che nella capitale magiara ci siano “buone probabilità” che un vertice Russia-Usa porti a un cessate il fuoco e a un percorso politico. In quest’ottica, la Commissione europea ha precisato che il divieto di sorvolo per i velivoli russi resta in vigore, ma ogni Stato membro può concedere deroghe caso per caso: un “corridoio” aereo per consentire l’atterraggio del presidente Vladimir Putin in Ungheria è dunque nelle prerogative dei governi nazionali. Il quadro che va componendosi è quello di una corsa contro il tempo: da un lato l’asse Washington-Budapest che punta a un cessate il fuoco immediato e a un compromesso territoriale da definire; dall’altro un’Unione europea che prova a restare agganciata alla regia, promettendo sostegno a Kiev e chiedendo garanzie di una “pace giusta e duratura”.
La guerra sul terreno
Sul terreno la guerra continua a presentare un conto quotidiano. Nella regione di Kharkiv un attacco aereo russo ha ucciso un uomo di 58 anni e ferito un’anziana di 83. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica segnala però un raro segnale di cooperazione tecnica: grazie a zone di cessate il fuoco locali concordate con le parti, sono ripresi i lavori per riparare le linee elettriche esterne della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Per Rafael Grossi il ripristino stabile dell’alimentazione è “cruciale per la sicurezza”.