Ascolta il podcast
ROMA – “Oggi il lavoro viaggia a più velocità. Si alzano barriere tra categorie, tra generazioni, tra lavoratori e lavoratrici, tra italiani e stranieri, tra territori, tra chi ha accesso alle tecnologie più avanzate e chi rimane indietro”.
Con queste parole, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dipinto un’Italia lacerata dalle disuguaglianze, intervenendo al Quirinale in occasione della cerimonia di consegna delle Stelle al Merito del Lavoro.
Una speranza, però, si intravede: “La dinamica salariale negativa dell’ultimo decennio oggi mostra i primi segnali di inversione. Ben sappiamo come i salari siano stati, nella storia del nostro Paese, lo strumento fondamentale per ridurre le disuguaglianze e per garantire a tutti i frutti dell’innovazione e del progresso”. Ma il monito è forte: “Non si può eludere questa questione, che tocca da vicino il futuro dei nostri giovani. Troppi di loro sono costretti a emigrare, una scelta spesso dolorosa, dettata talvolta dall’impossibilità di trovare un impiego e, troppo spesso, dai bassi salari offerti al primo ingresso nel mondo del lavoro”.
Il Presidente ha poi puntato i riflettori su un fenomeno allarmante: “I risultati di un’indagine di Confcommercio rivelano la crescita preoccupante dei cosiddetti ‘contratti pirata’. Sono oltre mille i contratti collettivi nazionali depositati al Cnel, duecentocinquanta solo nei settori del turismo e del terziario”. Tra questi, ha denunciato Mattarella, ci sono accordi siglati da rappresentanze sindacali e datoriali poco rappresentative, che innescano “vere e proprie forme di dumping contrattuale”. Il risultato? “Diritti e tutele dei lavoratori vengono erosi, i livelli salariali si abbassano e si scatena una concorrenza sleale tra le imprese”.
Queste dinamiche di mercato non fanno che alimentare gli squilibri, creando un paradosso insopportabile: “Molte famiglie vengono spinte sotto la soglia di povertà nonostante il lavoro di almeno uno dei loro componenti, mentre super manager percepiscono remunerazioni centinaia, se non migliaia di volte superiori a quelle dei loro dipendenti”. A conferma di un trend globale, Mattarella ha citato l’Organizzazione Internazionale del Lavoro: “La quota di reddito da lavoro sul PIL a livello mondiale è scesa in modo significativo dal 2014 al 2024”.
Un problema che non risparmia l’Italia, come segnalato anche dalla BCE: “Alla robusta crescita post-Covid non ha corrisposto una difesa e un incremento dei salari reali. I risultati positivi sono andati agli azionisti e robusti premi hanno riguardato alcuni dirigenti”. Il Capo dello Stato ha ricordato con forza che “sono le entrate fiscali di dipendenti pubblici, privati e pensionati a fornire allo Stato il maggior volume di risorse”.
La soluzione, secondo Mattarella, non sta nel rincorrere politiche assistenziali. “Porre rimedio è, per le parti sociali e le istituzioni, una scelta di sviluppo e, quindi, di lungimirante coesione sociale”. La ricomposizione del lavoro, ha concluso il Presidente, “è parte di un processo di equità che richiede una crescita di consapevolezza e un’opera paziente di carattere culturale. A volte sembra che non ci si renda pienamente conto degli effetti negativi che queste disparità possono avere, nel tempo, sulla serenità della vita sociale di tutti noi”.
La Discussione AI
