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ROMA – Un solo termine ha dominato il palinsesto radiofonico e televisivo italiano, risuonando con un’incalzante regolarità: “pace”. A partire dal 9 ottobre, momento in cui Donald Trump ha annunciato la prima fase dell’accordo tra Israele e Hamas, questa parola è riecheggiata ben 2.841 volte, una ogni tre minuti, senza sosta.
È questo il ritratto linguistico tracciato da Mediamonitor.it, che ha analizzato il lessico del conflitto utilizzato dalle principali emittenti dal 9 al 15 ottobre. La piattaforma, che si avvale della tecnologia sviluppata da Cedat 85, rivela come “pace” abbia superato di poco i vocaboli più cupi del conflitto: “ostaggi” (2.506) e “guerra” (2.473).
A seguire, con un migliaio di citazioni in meno, si collocano le espressioni di una calma precaria: “cessate il fuoco” (1.601) e “tregua” (1.593). Quest’ultima, in particolare, è stata definita “fragile” per 372 volte, sottolineandone la natura instabile. Il desiderio di “liberazione” (1.431 citazioni) è apparso indissolubilmente legato alla parola “ostaggi”, mentre “ricostruzione” (1.380) ha fatto capolino tra le notizie, un barlume di futuro dopo la distruzione.
Completano la classifica le voci del soccorso e della devastazione: “aiuti umanitari” (902), “macerie” (793) e “Croce Rossa” (566), il cui Comitato Internazionale è stato protagonista nelle operazioni più delicate.
Per ora, sulle frequenze dei media italiani, le parole della speranza hanno surclassato, almeno numericamente, quelle del conflitto.
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