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Ismea: “L’Italia dell’agroalimentare competitiva in tutti i mercati”

venerdì, 17 Ottobre 2025
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ROMA – Un semestre da record per il cuore pulsante dell’Italia: il suo agroalimentare. Nei primi sei mesi del 2025, il settore corre a ritmi serrati, con un export che sfonda il muro dei 70 miliardi di euro e un valore della produzione che, considerando l’indotto, sfiora il 15% del Pil. A tracciare questo bilancio “sicuramente molto positivo” è Sergio Marchi, direttore generale di Ismea, intervistato da Claudio Brachino per Italpress Economy.

Ma all’orizzonte non mancano le nuvole, come i dazi statunitensi. “È difficile fare previsioni sul loro impatto”, ammette Marchi. “Un commercio libero ci garantisce di più, siamo un Paese produttore ed esportatore. Tuttavia, l’Italia ha tutte le carte in regola per competere su qualsiasi mercato, perché i suoi prodotti sono di grandissima qualità e difficilmente sostituibili. Restiamo concentrati sul mercato americano, che è fondamentale, ma esploriamo con attenzione anche gli scenari emergenti, dal Medio Oriente al Nord Africa, fino all’Asia”.

Intanto, a Bari, durante Agrilevante, Ismea ha presentato i frutti del Fondo Innovazione, uno strumento strategico voluto dal governo Meloni e dal ministro Lollobrigida. “Oggi sono 400 milioni di euro a disposizione delle imprese agromeccaniche per rinnovare il parco macchine”, spiega Marchi. “Si parla di acquistare trattori all’avanguardia, ma anche accessori per risparmiare acqua, distribuire fertilizzanti in modo più efficiente e ridurre l’impatto ambientale. Sono finanziamenti a fondo perduto che coprono fino al 60% dell’investimento. Abbiamo già soddisfatto le richieste di quasi tremila aziende e puntiamo ad arrivare a oltre quattromila”.

Un altro fronte caldo è quello della gestione del rischio. Marchi mette in luce un paradosso: “Nel settore agricolo si assicura solo una minoranza, tra il 10 e il 12% degli imprenditori. È ancora troppo poco. La mentalità assicurativa è più radicata al Nord, per colture come riso e mele, mentre al Centro-Sud, su colture meno redditizie, la propensione cala. Qui serve più informazione e formazione”.

E il circolo vizioso è dietro l’angolo: “Se gli assicurati sono pochi, le polizze costano di più e le franchigie salgono, rendendo meno conveniente proteggersi. Allargare la platea significa, al contrario, innescare un circuito virtuoso che può abbattere i costi per tutti”. Per questo Ismea sta lavorando a polizze più accessibili, con costi standardizzati e coperture essenziali, e sta studiando premi per chi adotta strumenti di difesa attiva. “I cambiamenti climatici e le fitopatie aumentano i rischi. Proteggersi non è più un optional, ma una necessità”.

– Foto Italpress –

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