Ascolta il podcast
CALTANISSETTA – Due nomi, due storie spezzate, tornano a casa. I corpi di Inbar Hayman, l’ultima donna il cui ritorno in Israele era atteso, e del sergente maggiore Muhammad al-Atrash sono stati restituiti da Hamas. Un annuncio carico di dolore, quello dell’ufficio del primo ministro israeliano, che ha confermato il completato riconoscimento e ha informato le famiglie.
Ma insieme al lutto, arriva un messaggio di fuoco da Gerusalemme: “Hamas è tenuta a rispettare i suoi impegni con i mediatori. Non scenderemo a compromessi su questo punto e non risparmieremo sforzi finché non restituiremo tutti i corpi degli ostaggi, fino all’ultimo”. Una promessa che risuona mentre si apprende che il gruppo terroristico palestinese detiene ancora i resti di 19 ostaggi a Gaza.
Mercoledì sera, la consegna: due bare hanno varcato il confine. Hamas ha affermato di aver restituito tutti i corpi degli ostaggi deceduti “che è riuscita a raggiungere”, sostenendo che recuperare gli altri richiederebbe “grandi sforzi e attrezzature speciali”.
Mentre i resti di Hayman e Al-Atrash lasciavano Gaza, però, la tensione esplodeva in una minaccia concreta. Il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha lanciato un ultimatum: se Hamas non rispetterà l’accordo, i combattimenti riprenderanno. Ha dichiarato di aver già ordinato all’esercito di preparare un “piano per annientare” il gruppo terroristico. “Israele, in coordinamento con gli Stati Uniti, agirà per ottenere la sconfitta totale di Hamas”, si legge in una dichiarazione che non ammette ambiguità.
Le Brigate Qassam, l’ala militare di Hamas, si erano affrettate a dichiarare, prima della consegna, di aver adempiuto ai propri obblighi. Ma per Israele, finché anche l’ultimo corpo non sarà rimpatriato, l’accordo rimane incompiuto, e la guerra, sospesa per un fragile cessate il fuoco, è pronta a divampare di nuovo.
La Discussione AI
