Ieri un convoglio umanitario delle Nazioni Unite è stato colpito da droni e artiglieria russa nella regione di Kherson. Quattro camion chiaramente contrassegnati con i loghi del World Food Programme sono stati presi di mira mentre distribuivano aiuti nella comunità di Bilozerka. Due veicoli sono stati distrutti, altri due sono riusciti a mettersi in salvo. “È un miracolo che nessuno sia rimasto ferito”, ha dichiarato il capo dell’amministrazione regionale Oleksandr Prokudin.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha confermato che sul convoglio era presente anche un funzionario italiano, rimasto illeso: “Condanno con forza l’attacco russo: colpire operatori umanitari è inaccettabile”. Dall’Onu è arrivata una dura nota ufficiale: “Si tratta di una grave violazione del diritto internazionale umanitario e potrebbe configurarsi come crimine di guerra”. Nella notte tra lunedì e martedì nuovi bombardamenti hanno colpito un ospedale di Kharkiv e diversi impianti energetici nelle regioni di Kirovohrad e Sumy. Cinque insediamenti sono rimasti senza elettricità. “Ogni giorno la Russia attacca le nostre centrali e le linee elettriche”, ha denunciato Volodymyr Zelensky, chiedendo ai partner occidentali sistemi di difesa aerea “per proteggere la vita quotidiana degli ucraini”. A Kharkiv si registrano feriti, mentre a Kirovohrad i raid hanno interrotto i collegamenti ferroviari locali. “La Russia continua a colpire infrastrutture civili”, ha ribadito il governatore Andriy Raykovych. Intanto l’Agenzia internazionale per l’energia atomica sta lavorando a un piano per una tregua locale che permetta di ripristinare l’alimentazione elettrica alla centrale di Zaporizhzhia, priva di connessione esterna dal 23 settembre. Il progetto prevede due “zone di cessate il fuoco” di 1,5 km per consentire riparazioni sotto supervisione Onu. Kiev ha già garantito il passaggio sicuro, ma Mosca non ha ancora fornito le stesse garanzie.
Trump riceverà Zelensky venerdì
Il presidente statunitense Donald Trump ha confermato che accoglierà Zelensky alla Casa Bianca venerdì. “Credo di sì”, ha risposto a un giornalista sul volo di ritorno dal Medio Oriente, confermando le voci diffuse da Kiev. L’incontro avviene in un momento di crescente pressione diplomatica: Mosca ha fatto sapere, per bocca del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, di “accogliere con favore gli sforzi degli Stati Uniti” e di sperare che l’influenza di Trump “spinga l’Ucraina verso una maggiore disponibilità al processo di pace”.
Europa e Nato: rafforzare la difesa
“La difesa dell’Europa è una nostra responsabilità”, ha detto Ursula von der Leyen intervenendo alla European Defence and Security Conference. La presidente della Commissione europea ha illustrato il piano Readiness 2030 e lo “scudo orientale” europeo contro le incursioni russe, sottolineando che “Putin è un predatore che può essere contenuto solo con una forte deterrenza”.
Il commissario alla Difesa Andrius Kubilius ha avvertito: “La Russia produce in tre mesi più munizioni di quante l’intera Nato ne produca in un anno. Se non invertiamo la rotta, entro il 2030 avremo solo metà delle capacità difensive necessarie”. In questo contesto, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato la Russia a versare 253 milioni di euro alla Georgia per le violazioni dei diritti umani seguite alla guerra del 2008. È improbabile che Mosca paghi, ma la decisione rafforza l’azione legale internazionale contro il Cremlino. Intanto l’Ue ha avviato il finanziamento di un tribunale speciale per perseguire Putin e i vertici russi per il “crimine di aggressione” contro l’Ucraina. “Senza responsabilità non c’è pace giusta”, ha dichiarato l’Alto rappresentante Kaja Kallas. Parallelamente dalla Nato arriva l’appello del generale Alexus Grynkewich per “maggiore flessibilità” nelle regole d’ingaggio sul fianco est, mentre l’ambasciatore Usa Matthew Whitaker ha chiesto ai Paesi del Sud Europa di contribuire di più all’iniziativa Purl per fornire armi americane a Kiev.
Cybersicurezza
Nel Regno Unito l’MI5 ha lanciato un allarme pubblico ai parlamentari: spie russe, cinesi e iraniane tentano di infiltrarsi nella politica britannica con ricatti e donazioni. Parallelamente, il Centro nazionale per la sicurezza informatica registra un aumento del 50% degli attacchi informatici di rilievo negli ultimi dodici mesi. In Polonia, durante esercitazioni Nato, le forze olandesi hanno segnalato la presenza di droni sconosciuti che hanno interferito con le comunicazioni: “Non c’è stata minaccia diretta, ma serve vigilanza”, ha detto il generale Frank Grandia.