- Direttrice, il 30 settembre a Berlino la Fondazione De Gasperi ha promosso un convegno dedicato ad Alcide De Gasperi e Konrad Adenauer. Qual è il significato di questo appuntamento e cosa rappresenta per voi portare questa riflessione proprio in Germania?
“Il convegno che si è svolto a Berlino, “De Gasperi, Adenauer e il futuro del progetto europeo”, è stato l’evento conclusivo dell’Anno Degasperiano, il programma di iniziative promosso dalla Fondazione De Gasperi per celebrare la figura del Padre dell’Italia democratica e dell’Unione Europea in occasione del settantesimo anniversario della sua scomparsa, avvenuta il 19 agosto 1954.
L’Anno Degasperiano ha avuto una dimensione sia nazionale sia internazionale. Nella mappa geografica delle celebrazioni non potevano infatti mancare Paesi e città al di fuori dell’Italia che hanno avuto un significato speciale nella vicenda storica dello statista. Il percorso è iniziato a Washington, per poi proseguire a Parigi, Bruxelles e infine Berlino: una città simbolo del secondo dopoguerra e, nei decenni successivi, al centro della lotta per la democrazia e la libertà.
Principi che trovarono nel Cancelliere Konrad Adenauer un leader straordinario, capace di incarnarli come pilastri tanto della rinascita tedesca quanto del progetto di integrazione europea, esattamente come Alcide De Gasperi sul versante italiano e Robert Schuman su quello francese.
Dopo aver dedicato a De Gasperi e Schuman l’evento di Parigi, la Fondazione ha voluto così concludere l’Anno Degasperiano rendendo omaggio a De Gasperi e Adenauer, attualizzandone l’esempio e la visione nello scenario dell’Europa di oggi, nella convinzione che la loro eredità rappresenti un patrimonio inestimabile a cui attingere per ridare slancio e vigore al progetto europeo”.
- Il convegno mette in luce non solo l’impegno politico ma anche l’amicizia personale che legava De Gasperi e Adenauer.
“Quella dell’Unione Europea è anche la ‘storia di un’amicizia’, come spiega il titolo di una mostra dedicata a Alcide De Gasperi, Konrad Adenauer e Robert Schuman, realizzata dalla Fondazione De Gasperi. La mostra approfondisce il rapporto umano, intenso e sincero, che ha legato i tre leader nella costruzione del grande progetto europeo.
In particolare, ad unire De Gasperi e Adenauer è stato un’affinità profonda, basata sulla straordinaria fede cristiana che entrambi hanno messo al servizio dell’Europa. Dopo l’ultimo incontro con il Cancelliere tedesco, il 25 marzo 1954 a Castel Gandolfo, De Gasperi annotò:
‘Nonostante le difficoltà e la lentezza delle procedure, io credo fermamente che arriveremo alla meta, arriveremo cioè noi stessi almeno a gettare le basi, su cui poi i nostri collaboratori più giovani erigeranno l’edificio della Comunità politica europea’.
A più di settant’anni di distanza, l’Europa non è ancora unita dal punto di vista politico. Ed è proprio per questo che De Gasperi e Adenauer sono ancora qui, con la loro eredità morale e politica, a ricordarci che quello europeo è un progetto necessario, la cui realizzazione resta affidata alla nostra responsabilità”.
- Quali sono le iniziative più rilevanti che la Fondazione ha promosso nel corso dell’Anno Degasperiano? Qual è stato il messaggio principale che avete voluto trasmettere, specie alle nuove generazioni?
“Si è trattato di un programma particolarmente denso e significativo. La Fondazione è stata infatti impegnata per oltre un anno nella realizzazione di convegni, mostre, pubblicazioni e attività di formazione. In Italia, le celebrazioni si sono svolte in varie località, tra cui Milano, Torino, Firenze, Matera e naturalmente Roma, dove si è tenuto l’evento principale presso la Camera dei Deputati, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e con l’intervento, tra gli altri, della Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola.
Le iniziative hanno visto il coinvolgimento in particolare di giovani under 35: studenti universitari e delle scuole superiori, ricercatori e professionisti, tra cui i partecipanti alla Scuola di Politica ‘EUPeople’, l’attività di formazione annuale promossa dalla Fondazione De Gasperi, che ogni anno riunisce oltre 100 ragazze e ragazzi da tutta Italia.
L’obiettivo è quello di proiettare nel futuro gli insegnamenti ideali, morali e politici lasciati da Alcide De Gasperi ai cittadini italiani ed europei, incoraggiando le nuove generazioni a raccoglierne l’eredità e a contribuire al compimento del progetto dell’Europa unita”.
- De Gasperi, Adenauer e Schuman hanno avviato il processo di integrazione europea in un contesto complesso e segnato dalle macerie della guerra. In che misura la loro visione può essere di ispirazione per affrontare le sfide odierne dell’Unione europea?
“Nello scenario attuale, è indispensabile riaffermare la rilevanza della visione e dell’operato dei tre Padri fondatori, come riferimento capace di riunire nuovamente tutti i Paesi e i popoli del continente intorno all’obiettivo dell’unità politica dell’Europa.
Per contrastare l’Euroscetticismo, ravvivare il sentimento europeista e accrescere la partecipazione civica a sostegno del processo di integrazione, i cittadini europei devono infatti riscoprire le ragioni profonde per cui l’Ue è stata creata, rafforzando la consapevolezza della sua missione fondamentale”.
- Nel dibattito europeo contemporaneo spesso emergono divisioni e tensioni tra Stati membri. Quali insegnamenti trarre dall’esperienza dei Padri fondatori per rafforzare oggi il progetto comunitario?
“Tensioni e divisioni sono il risultato della mancanza di unità politica: un problema la cui soluzione era già stata indicata da Alcide De Gasperi nella realizzazione della Comunità Europea di Difesa (CED), convintamente sostenuta anche da Konrad Adenauer e Robert Schuman.
Per creare un ‘vincolo federativo’, come lo definiva De Gasperi, l’Europa aveva bisogno di una difesa comune, concepita come lo ‘strumento decisivo di solidarietà’ capace di favorire la sintesi tra le volontà nazionali dei Paesi membri. Il nesso tra difesa comune e unità dell’Europa era racchiuso nell’articolo 38 del Trattato istitutivo della CED, che prevedeva la formazione di un’Assemblea comune, organo dotato di poteri legislativi ed eletto direttamente dai cittadini.
La mancata istituzione della CED ha però compromesso il conseguimento della piena integrazione politica fino ai nostri giorni. Pertanto, tra i temi più cruciali affrontati dalla Fondazione De Gasperi vi è il rilancio del progetto di difesa comune, quale presupposto imprescindibile per riprendere il cammino verso l’unità politica del continente”.
- La Fondazione De Gasperi si occupa di ricerca storica, formazione e dibattiti sull’attualità. Quali sono le principali attività che portate avanti oggi e a chi si rivolgono?
“La Fondazione promuove progetti editoriali che nascono dalle proprie attività di studio e di ricerca scientifica su De Gasperi, condotte principalmente presso il suo archivio privato, custodito all’interno dell’Istituto Universitario Europeo di Fiesole. Tra le opere realizzate figurano le monografie dei ‘Quaderni De Gasperiani’, che approfondiscono gli eventi più significativi della vicenda politica e personale dello statista, attualizzandone la visione e l’operato in relazione alle sfide del contesto contemporaneo.
Inoltre, la Fondazione promuove pubblicazioni dedicate ai grandi temi della democrazia e delle istituzioni, dell’economia e della giustizia sociale, della geopolitica e della sicurezza: ambiti nei quali De Gasperi è stato protagonista e che la Fondazione approfondisce anche attraverso convegni, tavole rotonde e altri momenti di confronto pubblico.
Tra gli eventi internazionali, il 7 novembre si terrà la quinta edizione dei ‘Security and Defence Days’, la conferenza annuale promossa dalla Fondazione De Gasperi che riunisce a Roma personalità ed esperti per discutere i principali temi all’ordine del giorno della sicurezza europea e transatlantica. ‘I tre anni di guerra in Ucraina’ saranno l’argomento al centro dei prossimi lavori.
Seguirà la Scuola di Politica ‘EUPeople’, poiché le nuove generazioni sono al centro dell’impegno della Fondazione, la cui meta è dare concretezza a quella ‘comunità di destini’ evocata da De Gasperi” - Qual è, a suo giudizio, l’immagine di Alcide De Gasperi presso gli italiani di oggi, i giovani in particolare? È ancora percepito come ‘padre fondatore’ o occorre uno sforzo ulteriore per attualizzarne la figura?
“Nel 2024, la Fondazione ha promosso insieme a Ipsos un’indagine per comprendere quanto gli italiani conoscano effettivamente Alcide De Gasperi. Agli intervistati per prima cosa sono state mostrate delle immagini, chiedendo d’indicare chi vi fosse ritratto: solo il 18 percento ha risposto correttamente, mentre il 75 ha dichiarato di non ricordare il nome o non riconoscere la persona (il 4 percento ha menzionato personaggi politici non corrispondenti, il 3 percento figure al di fuori del mondo della politica).
Una volta svelata l’identità, solo un quarto degli intervistati ha associato a De Gasperi il fatto di essere stato più volte Presidente del Consiglio e neppure la metà ha dichiarato che era un leader democristiano. Inoltre, il 70 per cento conosce la sua storia e il ruolo svolto nella vita politica italiana, ma in maniera superficiale, e solo il 24 ritiene che il bilancio complessivo del suo lascito sia stato importante in passato e continui a essere attuale ancora oggi.
A rispondere in maniera più vaga e incerta sono stati i più giovani e ciò dimostra l’importanza d’iniziative come la Scuola di Politica ‘EUPeople’ e i seminari che la Fondazione tiene regolarmente a beneficio degli studenti delle scuole superiori secondarie e dei loro insegnanti, che hanno l’obiettivo di promuovere una maggiore conoscenza del profilo e dell’azione politica, anche europea, di De Gasperi, facendone emergere la rilevanza nello scenario contemporaneo”.