Il Messico è in ginocchio dopo giorni di piogge torrenziali che hanno provocato frane, inondazioni e il crollo di intere infrastrutture in diverse regioni del Paese. Il bilancio provvisorio è drammatico: almeno 38 morti e oltre 50 dispersi, secondo quanto riferito dalla Protezione Civile nazionale. Le autorità temono che il numero delle vittime possa salire nelle prossime ore, mentre i soccorritori scavano tra il fango e i detriti. Le zone più colpite sono gli Stati di Guerrero, Oaxaca e Veracruz, dove interi villaggi sono stati isolati a causa del crollo di ponti e strade. A Chilpancingo, capoluogo di Guerrero, una frana ha travolto un autobus di linea: sono stati recuperati 12 corpi, ma si cercano ancora passeggeri dispersi. A Veracruz, il fiume Papaloapan ha rotto gli argini, sommergendo quartieri residenziali e costringendo centinaia di famiglie a rifugiarsi sui tetti. Il presidente Andrés Manuel López Obrador ha dichiarato lo stato di emergenza in dieci Stati e ha mobilitato l’esercito per le operazioni di soccorso. “La priorità è salvare vite umane,” ha detto in un messaggio alla nazione. Intanto, il governo ha attivato un fondo straordinario per la ricostruzione e ha chiesto aiuto alla comunità internazionale. Secondo il Servizio Meteorologico Nazionale, le piogge sono il risultato di un sistema tropicale anomalo che ha stazionato per giorni sul Golfo del Messico, alimentato da correnti calde e instabili. Gli esperti parlano di un evento “senza precedenti” per intensità e durata, aggravato dalla deforestazione e dalla fragilità del territorio. Le immagini che arrivano dalle zone colpite mostrano case sventrate, scuole allagate e campi agricoli trasformati in laghi. Migliaia di persone sono rimaste senza elettricità né acqua potabile. Le autorità sanitarie temono ora un’emergenza secondaria legata alla diffusione di malattie infettive.
