Ieri, mentre lo sguardo del mondo restava puntato sul Medio Oriente, si è mossa in parallelo la linea rovente del fronte ucraino. Volodymyr Zelensky e Donald Trump hanno avuto la seconda telefonata in due giorni, circa mezz’ora, per discutere – confermano fonti rilanciate da Axios e dallo stesso presidente ucraino sui social – di difesa aerea, resilienza energetica e soprattutto della “capacità di raggiungere obiettivi lontani”: un indizio che rimanda alla possibile fornitura a Kiev di missili da crociera statunitensi Tomahawk. Dalla Russia la reazione è stata immediata: per il Cremlino l’ipotesi è «di estrema preoccupazione» e comporterebbe «serie conseguenze».
Zelensky ha parlato anche con Emmanuel Macron, ribadendo che la priorità resta la difesa aerea – sistemi e munizionamento – e chiedendo di mantenere alta la pressione su Mosca con sanzioni e misure contro gli acquirenti del petrolio russo. Intervistato da Fox News, il leader ucraino ha inoltre assicurato che eventuali Tomahawk sarebbero impiegati solo contro obiettivi militari, non contro civili in territorio russo. Sul fronte diplomatico, il Cremlino attacca la Moldavia, colpevole – secondo il portavoce Peskov – di considerare la Russia un «antagonista» nella nuova strategia militare di Chişinău. Nel Mare del Nord, i Paesi Bassi hanno reso noto di aver scortato un sottomarino russo per prevenire possibili minacce alle infrastrutture sottomarine europee. E da L’Avana arriva una smentita categorica: Cuba nega di aver inviato militari a combattere con l’esercito russo, ricordando le condanne già inflitte per arruolamento mercenario.
La guerra sul campo
Intanto, sul terreno la guerra non rallenta. Un nuovo raid russo contro la rete elettrica ha lasciato al buio ampie aree del Donetsk; secondo il governatore Filashkin sono in corso riparazioni ma l’entità dei danni resta incerta. Le autorità hanno inoltre disposto l’evacuazione parziale di Kramatorsk: le truppe di Mosca sarebbero a meno di 20 chilometri dalla città simbolo della resistenza dal 2014, presa di mira di recente anche da droni a guida via cavo. A Kupiansk una donna di 59 anni è stata uccisa dai bombardamenti; la polizia regionale ha aperto un fascicolo per crimini di guerra.
Controffensiva energetica
Dal ministero dell’Interno ucraino, Ihor Klymenko ha definito l’ultima ondata di attacchi «una delle peggiori», rivendicando però la resilienza del sistema: «Abbattiamo il 90% tra missili, droni e bombe». E mentre Kiev denuncia 17mila attacchi a infrastrutture critiche dall’inizio dell’anno, il Financial Times riferisce che intelligence statunitense avrebbe aiutato l’Ucraina a colpire raffinerie e altri nodi energetici in profondità in Russia, contribuendo all’aumento dei prezzi interni e costringendo Mosca a limitare le esportazioni di gasolio e importare carburante. Sul piano interno ucraino, il ministero dell’Energia ha denunciato ulteriori attacchi notturni contro impianti elettrici e infrastrutture del gas nelle regioni di Donetsk, Odessa e Chernihiv. Squadre di emergenza e tecnici sono al lavoro per stabilizzare l’approvvigionamento. Zelensky, in un messaggio, ha collegato l’intensificazione russa al “dislocamento dell’attenzione globale” verso il Medio Oriente: per questo, ha insistito, «non può esserci alcun allentamento della pressione» su Mosca.
Allarme nucleare a Zaporizhzhia
Sul dossier nucleare, Kiev accusa Mosca di “ingannare l’Aiea” attorno alla centrale di Zaporizhzhia, isolata dalla rete ucraina «da quasi tre settimane»: secondo il vicepremier e ministro degli Esteri Andrii Sybiha, Rosatom starebbe forzando un ricollegamento al sistema russo in violazione dei protocolli di sicurezza, con rischi «senza precedenti». L’appello è a una presa di posizione internazionale più netta e a pressioni perché cessino le trasformazioni tecniche dell’impianto e questo torni sotto controllo ucraino.
Il Papa e la crisi umanitaria
Il quadro umanitario resta gravissimo. Ieri il Papa ha espresso all’Angelus «dolore» per i nuovi attacchi che hanno colpito città e infrastrutture civili in Ucraina, lasciando famiglie senza luce e riscaldamento e causando vittime, «anche bambini». Un richiamo a «fermare la distruzione» e a riaprire la strada del dialogo.