È salito ad almeno 50 il numero delle vittime accertate nel crollo della scuola islamica Al Khoziny, nella città di Sidoarjo, sull’isola di Giava. Le operazioni di soccorso, iniziate lunedì mattina, proseguono senza sosta, mentre 13 studenti risultano ancora dispersi sotto le macerie. Il bilancio, già drammatico, potrebbe aggravarsi nelle prossime ore. Secondo l’Agenzia nazionale per la gestione dei disastri, il cedimento è avvenuto durante la preghiera mattutina, quando circa 200 studenti si trovavano all’interno della sala principale. L’edificio, risalente agli anni Venti, era oggetto di lavori non autorizzati per l’aggiunta di due piani. Il peso eccessivo del materiale da costruzione ha provocato il collasso del soffitto, seppellendo decine di giovani tra i 12 e i 17 anni. “Abbiamo sentito un boato, poi il silenzio. I ragazzi gridavano da sotto le macerie,” ha raccontato un insegnante sopravvissuto. I soccorritori, ostacolati da pioggia e instabilità strutturale, hanno utilizzato droni termici e strumenti manuali per evitare ulteriori crolli. Solo nelle ultime ore sono stati impiegati mezzi pesanti, dopo che non sono stati rilevati segni di vita. Oltre 100 persone sono state estratte vive, molte in condizioni critiche. Le famiglie, accorse sul posto, attendono notizie tra lacrime e preghiere. Il governo ha promesso un’indagine approfondita e ha sospeso le attività scolastiche nella regione. Il presidente Joko Widodo ha espresso cordoglio e ha chiesto “tolleranza zero” per le costruzioni abusive. La scuola, tra le più antiche dell’isola, ospitava studenti in regime residenziale, noti come “santri”, che vivono e studiano all’interno dell’istituto. La comunità locale è sotto shock. Il crollo non è solo una tragedia edilizia, ma una ferita profonda nel cuore dell’istruzione religiosa indonesiana.
